I telegiornali impazzano, i virologi e gli infettivologi pure. È la tv-spettacolo dell’epidemia, epidetua. Da Lockdown a Lochness è tutto. Pubblicità.
Ed eccoci al giorno UNO del lockdown DUE per l’ondata TRE del Covid veicolo numero19 della pandemia numero QUATTRO dopo la spagnola (1918), l’asiatica (1957) e la Hong Kong (1968). Bingo! Venni, vidi, virus.
I telegiornali impazzano, Giorgino invecchia e Giovanna Botteri imbianca. Su Sky, Alessandro Marenzi ricompare con le cartelle della tombola, e vediamo la cartella uno, e vediamo la cartella due, e vediamo la cartella tre. La curva sale e l’umore scende.
Ammonimenti vari: ricordatevi del picco, che memoria, Picco della Mirandola. Rt sembra la sigla di Rin Tin Tin. Appare Arcuri, ma non è Manuela. Pregliasco al lasco. A Napoli si rischia la fame e de Magistris propone il Mangio dei monumenti. A Milano tutti in fiera con Gallera.
Tagadì, tagadà, e appare Tiziana Panella che fa la trasmissione bella, madonna bruna napoletana, voce perforante, collegamento puntuale con l’infettivologo casertano di Sessa Aurunca Aldo Morrone, occhi buoni, fronte immensa, accondiscendente, rassicurante.
Che cosa comunica oggi la voce metallica di Domenico Arcuri di Melito Porto Salvo, quanto ossigeno mi dai, quanti posti-letto mi offri, quante mascherine hai, quanti dati mi proponi, commissario straordinario, in questa Italia straordinaria, “per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto all’emergenza epidemiologica”, ma quanto sarà lungo il suo biglietto da visita con tanta immaginifica identificazione?
C’è ancora da Fazio il pesarese Roberto Burioni, bell’uomo e paladino degli anticorpi monoclonali contro gli agenti infettivi, il capello cinematografico, il viso bruno?
Eccolo qua, da canale a canale, Silvio Brusaferro, udinese, presidente dell’Istituto superiore di sanità, col volto più severo della seconda e terza ondata, uomo compatto, bronzeo, capello corto, occhiali eleganti, il miglioramento lieve c’è, non abbassate la guardia.
Quanti fan ha il milanese Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano (un Sacco bello, ma va!), col suo parlare garbato ma definitivo?
Scorrono sugli schermi della tv-coronavirus i paladini del contrasto, dei grafici, degli ammonimenti, dei suggerimenti, di Dio ti aiuta se ti aiuti a distanza. È la tv-spettacolo dell’epidemia, epidetua, che vi sia ciascun lo dice, dove sia ormai si sa. È il Grande Fardello del virus. È l’X Factor 2020 con l’esibizione vocale e strumentale di virologi, infettivologi, immunologi, statistici, corona-sapiens, quarantenologi, divulgatori di epidemie con l’accompagnamento di protocolli, tracolli, elaborazioni orazioni, decreti, ordinanze e ‘a zona rossa me parla ‘e te, con l’aggiunta di Gianni Morandi, banane e tamponi, e di Pino Daniele, Napoli mille culure, giallo, rosso.
Il contagio è un cane randagio che va e che viene, non se ne afferra la coda, non se ne prende la testa. Il direttore del reparto malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità Gianni Rezza (si gonfia la rezza) taglia brutalmente corto: “Siamo in fase quattro”. Aspettare i dati, confrontare i dati. Chi ha dati ha dati, chi ha avuto ha avuto. E’ un’emozione che cresce e cresce piano piano (Cugini di Campagna).
Regge il governo è quello che chiede insistentemente Lilli Gruber, capello biondo sbarazzino, labbra da medusa, Lilli sta meglio in giallo o in rosso, il colore lo decide Conte. Difende la scuola il ministro Lucia Azzolina, siracusana, volto pallido-cereo da Crudelia Demon con un violento spennellamento sulle labbra a canotto. E poi c’è Cattelan, naturalmente.
Come state? Dove andate? Fermi qua. Da Lockdown a Lochness è tutto. Pubblicità.