Ceci al Mattino: «Mi vestivo come lui, volevo vivere la sua stessa vita. Più che dalla cocaina dipendevo da Maradona. In casa sua mancava l’acqua calda, la riscaldai io nelle pentole per consentirgli di lavarsi»
Sul Mattino un’intervista al manager di Maradona, Stefano Ceci. Ieri, a Radio Kiss Kiss Napoli, ha dichiarato che Diego si è lasciato morire. Al quotidiano racconta che, per Maradona, è diventato tossico. Il suo sogno era uno soltanto:
«Diventare amico di Maradona e per questo vent’anni fa andai a Cuba, dove lui si stava disintossicando. Lo avvicinai grazie a Sotomayor, l’ex campione di atletica, e regalando mance per 400 dollari ai camerieri. Ma per diventare amico di Diego bisognava fare una scelta: seguire una strada, la sua strada, o fermarsi per tornare indietro. Io, che fino ad allora non avevo mai toccato una sigaretta, cominciai a drogarmi con lui perché così avrei potuto conquistare la sua fiducia. Mi vestivo come Maradona, anch’io
feci il tatuaggio di Che Guevara: volevo vivere la sua stessa vita».
Finì male. Ceci andò in carcere e ci rimase per sette anni.
«Ma più che dalla cocaina dipendevo da Maradona, così mi dissero anche durante il processo. Diego passava da una crisi all’altra, i suoi ricoveri spaventavano tutti. Poi cominciò a curarsi seriamente, perse 56 chili e anch’io superai i problemi di droga. Ci rivedemmo nel 2006 per il suo compleanno. Ne abbiamo trascorsi insieme diciannove di fila, saltando soltanto l’ultimo».
In otto anni insieme, racconta, «siamo stati insieme anche ventiquattr’ore al giorno» e dice che Diego era molto diverso da Maradona.
«Tanti si sono approfittati di lui, indebolendolo. Dai bagarini a Blatter, dal Napoli alla famiglia. È come se l’uomo fosse morto a 16 anni quando il giovane calciatore diventò campione. Diego ha dovuto pagare il prezzo di essere Maradona».
Ceci racconta la solitudine di Diego degli ultimi tempi.
«È morto da solo, tra tanti incredibili problemi, come le quattro case cambiate in un anno, in un’abitazione mancava perfino l’acqua calda e la riscaldai io nelle pentole per consentire a Maradona di lavarsi. C’erano tanti progetti in piedi legati al suo brand. Ne parlerò con chi ha gestito i suoi affari in questi ultimi anni».