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Il medico di Membro che cura i pazienti, anche non suoi, a casa: “L’assistenza domiciliare può salvare molte vite”

Al Corsera, tra i suoi pazienti a marzo e aprile, non si è registrata nessuna ospedalizzazione e soprattuto nessun decesso “Una diagnosi per telefono non è la stessa cosa”

Il medico di Membro che cura i pazienti, anche non suoi, a casa: “L’assistenza domiciliare può salvare molte vite”

Mentre la politica litiga sulle nuove restrizioni da imporre all’Italia per provare a contenere l’aumento di contagi di questa seconda ondata di coronavirus, gli ospedali sono oramai al collasso e in più Regioni arriva l’allarme che nei prossimi giorni potrà arrivare lo stop ai ricoveri per i malati di coronavirus. Il sistema ha fallito su molti punti, primo fra tutti quello dello  screening che in molti casi non è riuscito a risalire alle catene dei contagi per circoscrivere i focolai, ma anche sul punto dell’assistenza domiciliare da parte dei medici di base. Proprio su questo punto si battono molti governatori, l’assistenza domiciliare potrebbe salvare molte vite, evitare contagi e alleggerire il carico degli ospedali.

Il Corriere della Sera ha intervistato Riccardo Munda 39 anni, medico di base a Selvino e Nembro, a lui arrivano continuamente chiamate e non solo dai suoi assistiti, ma da molti pazienti covid che non riescono ad ottenere assistenza dai propri medici di base e dalla Guardia Medica

«specie di sabato e domenica, mi capita di andare a visitare qualcuno che magari ha chiamato il suo medico, il 118 o la guardia medica e non ha visto arrivare nessuno. Sanno che io vado e mi chiamano, alcuni direttamente, altri mi contattano col passaparola, qualcuno mi scrive su Facebook».

Tra i suoi pazienti tra marzo e aprile, nel periodo di maggiore forza della prima ondata, non si è registrata nessuna ospedalizzazione e soprattuto nessun decesso

«Non è morto né è stato ospedalizzato nessuno per coronavirus degli assistiti che hanno chiesto il mio aiuto. Li ho seguiti nel tempo, sono tutti guariti. Se poi altri si sono presentati direttamente al Pronto soccorso e non sono mai passati da me ovviamente non posso saperlo».

La differenza la fa recarsi a domicilio dal paziente, certo si corrono dei rischi, ma la visita via cavo non può sostituire una visita in persona, per capire se ci sono problemi respiratori e quanto sono seri, valutare lo stato generale del paziente, prescrivere i farmaci giusti. 

Tutto questo in Italia spesso non avviene, sia perché ci sono pochi medici di base, sia perché, sottolinea lo stesso Munda

«l’assistenza domiciliare non è pagata, salvo casi particolari».

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