Avendo sciorinato, sviscerato, criticato, mostrato e commentato tutto e di più della pandemia prima ondata, che cosa resta da dire nella seconda ondata che non sia uguale alla prima?

Alla seconda ondata dell’ormai celebre Covid-19, il problema non è la pandemia ma la televisione pandemica, il nuovo virus che trasmette (via etere) informazioni, contro-informazioni e contraddizioni, dati, grafici, commenti, opinioni, disperazione, inviati, reclami, a voi studio, bollettini, curve, indici a ventidue pollici, confronti, affronti e paparacchiò, pubblicità.
Houston, abbiamo un problema (ma perché sempre Houston e non Busto Arsizio abbiamo un problema, siamo italiani). Avendo sciorinato, sviscerato, criticato, mostrato e commentato tutto e di più della pandemia prima ondata, che cosa resta da dire nella seconda ondata che non sia uguale alla prima, la curva e il picco, e Arcuri, Pregliasco, Speranza, Burioni, mascherine, Brusaferro, Locatelli, bombole di ossigeno, Crisanti, Rezza, posti-letto, Cartabellotta, ambulanze, Galli, Richeldi.
Anche Fabio Fazio, diamine, che tempo che fa. Fa un tempo de mierda, fratacchione. E Marco Frittella con cravatta rossoverde della Ternana sul Tg1, Chiara Lico con la sua foresta di capelli sul Due, la tenebrosa Maria Cuffaro sul Tre divulgano sempre gli stessi contagi e, per tenerci aggiornati anche da Londra, si collega dal Tamigi Liliana Faccioli Pintozzi col suo ingovernabile cespuglio di capelli. Stesse facce, stesse voci, stesso virus.
Mi manca la divulgazione dalla Florida di Ilaria Capua, veterinaria e saggista, con la sua faccia da sibilla romana. Non sento più parlare dell’immenso Mark Rutte (1,93), il premier riluttante dei Paesi Bassi, suonatore di pianoforte, tifoso del Feyenoord, patito delle auto Saab, nostro nemico personale e paladino dei Paesi frugali. Ci ha lasciato il virus peggiore, Donald Trump, pericolosissimo per l’ultima mutazione, dalla pastiera giallo-canarino alla nuova spalmata grigio-cenere della vaga capigliatura con visiera.
E ci siamo dimenticati di Wuhan dove tutto è cominciato per colpa di ‘o spurtiglione, il pipistrello in lingua napoletana, trasmettitore alato del Coronavirus, messaggero torvo e nero dell’epidemia, killer mezzo topo e mezzo uccello ai mercati di Wuhan. Il più piccolo dei pipistrelli pesa due grammi, ma i più grossi pesano 1,6 chili e hanno un’apertura alare di 1,8 metri. E trentadue denti. E dormono a testa in giù, specialità della specie. I cinesi lo tengono in grande considerazione, per i buddisti è sacro, per i cristiani è “vicino al diavolo”. Trilussa racconta: “la Lodola e er Fringuello, ner vede un Pipistrello più nero de l’inchiostro, dissero: è un mostro, brutto e sbronzoloso, cià l’ale come er diavolo e come le cocotte sòrge che vien notte”.
‘O spurtiglione ci ha rovinato la vita. Eppure, il 2011 e il 2012 sono stati gli Anni internazionali del Pipistrello per difenderne la specie. E Portici, nel 2015, gli dedicò una mostra nell’ambito della Giornata della biodiversità. Così ben trattato, il pipistrello ci ha fornito il Coronavirus e ci ha regalato Batman, il famoso uomo-pipistrello che a batterlo ci vuole Catwoman.
La novità è il vaccino in arrivo. E’ guerra. Qual è il migliore? Moderna offre il 94,5 per cento dell’efficacia, Pfizer il 90 per cento, Oxford-Astrazeneca il meglio per cento.
Siamo al terzo giorno chiusi in casa e oggi è un altro giorno del lockdown. Oggi è un altro giorno, proprio come dice su RaiUno Serena Bertone, bionda, non so se mi piace, preferisco Bianca Guaccero di Bitonto sul Due che ha sempre una soluzione per la vita quotidiana, detto fatto.
Vi lascio alla faccia compunta di Attilio Fontana e a Luca Zaia che mi sembra proprio un Alec Guiness nato a Conegliano.