La confusione aumenta, il Patonza sta con Biden. La zona Cesarini diventa zona Caicedo. Il Pirlometro ci dice che la Juve è solo il Toy Boy
FALLI DA DIETRO – 7a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21
È un tempo che sarebbe piaciuto a Salvador Dalì. O a Federico Fellini.
La confusione aumenta.
Il colpo di grazia. Il Patonza si dichiara felice per la vittoria di Biden: “Trump ha avuto troppo spesso un atteggiamento arrogante”.
Di che colore sei?
Io per ora giallo. E tu?
Ho sempre avuto rispetto per chi ha studiato, e di chi in una materia ne sa più di me.
Ma tutti questi virologi televisivi li prenderei a schiaffi, proprio come vorrebbe fare la Aspesi, donna che adoro.
A questa irresistibile adolescente ottuagenaria proposi – incauto – di fuggire insieme, incontrandola una sera al Festival di Venezia.
Lei mi rispose divertita: “Io verrei volentieri, ma sa, ora devo andare a vedere il film della Kidman”.
La calcistica giornata è azzurra.
Dei quartieri alti vincono i soli Sangue-Oro a Marassi con una tripletta di Henrikh Mkhitaryan.
Tre gol battezzati ‘King, Soldatino e D’Artagnan’ dai giocatori giallorossi scesi in campo con una maglia speciale con scritta ‘Mandrake’.
L’armeno si traveste da Ciclope Bosniaco e regala a Fonseca la vittoria.
La nebbia della confusione offusca l’Olimpico.
Lo stadio echeggia di sussurri e sghignazzi su tamponi aquilotti, positivi qui e negativi ad Avellino.
Su farneticanti teorie di un signore che individua la vagina come ricettacolo di batteri.
Ignorando Balzac o Sartre.
Due dei nomi che mi saltano in mente, fra gli innumerevoli che inneggiarono a questo organo, simbolo eterno di ogni apertura.
È uno dei segnali dello scricchiolio del sistema.
E intanto Ciro d’Italia non gioca.
Dovrei munirmi di Pirlometro per misurare lo stato dei lavori in corso in casa ergastolana.
Ma basta poco per accorgersi che la squadra è solo il Toy Boy.
Un gol, un palo a Reina battuto, un altro paio di occasioni. Poi gli si gira una caviglia ed è costretto a uscire.
Lo sostituisce la Joya in 18 minuti tutti da dimenticare.
Manca qualche secondo alla fine quando l’argentino si trova tra i piedi un pallone innocuo da portare solo nella metà campo avversaria.
E invece brutto controllo, e fallo laterale.
Mentre lui si rammarica, gli Aquilotti battono velocemente.
È l’azione del sorprendente pareggio in extremis di Felipe Caicedo.
Sempre lui.
Sua la rete che domenica scorsa portò alla vittoria contro il Toro, suo il gol del pareggio contro lo Zenit in Champions e suo il pari contro la Juventus che fa impazzire Inzaguccio.
Tre prodezze tutte nel recupero.
Cesarini ormai è in pensione. Questa da oggi è la zona Caceido.
Paura di perdere al Gewiss Stadium di Bergamo.
Sì adesso si chiama così quello che un tempo fu il glorioso Brumana e più di recente lo Stadio Atleti Azzurri d’Italia,
Un’ora buona di sbadigli in campo e sui divani di casa.
Interrotti dalla fiammata di Lautaro e da un paio di interventi monstre di Sportiello.
Poi Gasp decide di inserire Miranchuk, Muriel e Lammers per dare più vivacità ad un attacco in pennica.
Le mosse funzionano.
Il pareggio arriva proprio grazie alla combinazione di due neo-entrati.
Muriel serve Miranchuk che dal limite trova il sinistro vincente per battere Handa, ancora una volta apparso poco reattivo.
Il Gattaccio sbarca al Dall’Ara ringhiante di rabbia per il vento troppo morbido che annusa nello spogliatoio.
Ha ancora sullo stomaco la sberla subita contro i ceramisti neroverdi e anche l’atteggiamento troppo scanzonato con cui la squadra ha affrontato la pur vittoriosa trasferta fiumana.
Così sbatte in tribuna il Barilotto lusitano e Fauzi, colpevoli di non stare sul pezzo.
Sarà una coincidenza ma è l’anniversario dell’ammutinamento.
Il Pibe di Fratta recepisce il messaggio e per cautela appare col capo cosparso di cenere a invocare comunque il perdono per chissà quale colpa.
Le urla nelle orecchie danno i loro frutti.
È un Napoli vivo e arrembante quello che affronta i felsinei dell’impunito Sinisa.
Addirittura strepitoso il primo tempo del Mariachi continua spina nel fianco della difesa balanzona.
È suo l’assist gol per Osi pronto come sempre – da centravanti puro – in sghemba elevazione al centro dell’area.
Poi quelli ci provano. Non i giocatori avversari dico.
Accade che su angolo Danilo trascina a terra Osi, il quale cadendo viene letteralmente colpito al braccio dal pallone vagante in area.
Nel rimpallo che segue la palla raggiunge l’Imperatore nero che scaraventa in gol.
Il Var molto puntuto annulla per fallo di mano di Osi.
Il fallo è evidente.
Ma si punisce il fallo di mano e non il precedente fallo da rigore di Danilo responsabile del tocco di mano di Osi.
I tre punti confermano il Napoli nella zona nobile, in un campionato ancora tutto da scoprire dove tutte le grandi mostrano debolezze.
Molte debolezze anche per la temporanea capolista di Ibra l’Eterno. Ancora decisivo nel bene e nel male. Ancora una volta grande protagonista. Un rigore sbagliato, un incrocio, un gol.
C’è la sosta. Per consentire le inutili amichevoli alle selezioni nazionali.
Scende in campo Marotta. Chiede regole chiare contro dopo il veto delle Asl sui convocati in alcune regioni. E minaccia di boicottare le Nazionali.
Il sistema scricchiola. La confusione sale.
Quattro regioni potrebbero cambiare colore. Se solo i rispettivi governatori conoscessero cos’è la vergogna.
Nello Mascia ilnapolista © riproduzione riservata