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Le Nazionali fanno anche cose buone: per Mertens e Insigne sono un antidepressivo

Nonostante l’infortunio di Osimhen, l’odiata “pausa” ci restituisce le grandi giocate dei due perni del tridente azzurro

Le Nazionali fanno anche cose buone: per Mertens e Insigne sono un antidepressivo

Pioviggina, lì dove prima era tutta movida ora è zona rossa, e la Serie A è in “pausa per le Nazionali”. Una iattura che livella le ansie del tifoso da divano privato di un po’ di svago – fosse anche solo il fantacalcio – e quelle dei presidenti in ambasce per il rischio infortuni. Non sappiamo ancora se il polso dolorante di Osimhen è in realtà una spalla, le notizie rimbalzano a fasi alterne. Il Napoli ha la bellezza di 16 giocatori sparpagliati per il mondo, in un momento in cui i confini sono socchiusi ai comuni mortali, e le stesse Asl italiane stentano a concedere il via libera per lasciare le bolle dei club. Eppure, tocca dirlo, le nazionali hanno fatto anche cose buone.

Chi ha visto la punizione di Mertens all’Inghilterra (qui, per rifarsi gli occhi) e poi ha sfogliato i giornali italiani stamattina ha subito la percezione dell’effetto antidepressivo – a tratti miracoloso – che le nazionali hanno avuto sull’attacco del Napoli. La Gazzetta dello Sport scrive di un Insigne “Maradoneggiante” nel  2-0 alla Polonia: “l’assist prodigioso del 2-0, due gol sfiorati, uno annullato, il sacrificio in difesa come un mediano. Sempre in partita. Dovunque”.

È la stessa Gazzetta che appena due giorni orsono faceva l’oroscopo della pausa leggendo nelle stelle il gramo futuro del Napoli: “pagherà la sosta”. Mentre le fatiche internazionali (soprattutto quelle degli altri) – chiaramente influenzate da Mercurio in fuorigioco e Saturno contro – avrebbero invece giovato alle milanesi.

Invece Insigne con l’Italia ha giocatocol sorriso sulle labbra”, scrive il Corriere dello Sport. “Vuol dire che si diverte e fa divertire”. Per Repubblica “sempre nel vivo della manovra”, mentre il Corriere della Sera ne riassume “finte, tagli, scatti, assist, grinta e movimento costante: fa uscire di testa i polacchi. Gli manca solo il gol. L’avrebbe meritato”.

Mertens nel frattempo, riassaporato il retrogusto del gol, dal Belgio dettava alla stampa locale il sempiterno amore per Napoli. Come se gli stenti del campionato, quella inedita difficoltà a trovare la porta nelle ultime uscite, fossero rimasti a casa. Una spensierata gita fuoriporta, vissuta come tale anche dai calciatori, ormai tra i pochi eletti a poter sconfinare a piacimento protetti dall’onnipotente Protocollo Uefa.

Non l’avremmo mai detto, e lo facciamo con tutte le cautele del caso, che la Nazionale potesse far bene al Napoli. Pensavamo piuttosto il contrario. Nonostante sia costretto a lottare per tribunali (veri e mediatici) difendendo la propria gestione del contagio, il club di De Laurentiis è stato fin dal primo lockdown un esempio di attenzione. In tarda primavera costrinse i suoi tesserati stranieri a restare in città, mentre altrove si scappava di qua e di là. E nella seconda ondata – dopo lo shock del match col Genoa dei mille positivi – è riuscito a contenere la diffusione del virus fino ad arrivare alle convocazioni nazionali libero da bolle.

Un controsenso che praticamente nessuno ha sottolineato: il Napoli cazziato dalla giustizia sportiva per aver assecondato la legge italiana (e i dettami delle Asl), è una delle poche squadre “costrette” a concedere i suoi giocatori – ribadiamo: ben 16 – alle nazionali senza tema di intervento delle autorità sanitarie. Proprio perché “pulita”.

Al netto dei prossimi impegni il Napoli si gode Insigne e Mertens, a distanza come usa adesso. In attesa che anche la “pausa per le Nazionali” vada in pausa, fino a marzo.

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