Stamattina all’esterno dello stadio. Eduardo, 59 anni, racconta: «Diego faceva beneficenza a un orfanotrofio, non voleva farlo sapere. Non lo dimenticherò mai»
Tra i tanti omaggi e ricordi che da giorni si aggiungono senza sosta all’esterno dello stadio San Paolo (ancora per poco) per omaggiare Diego Armando Maradona, da stamattina ce n’è uno certamente diverso. Lo ha affisso Eduardo Campolongo, napoletano, tifoso della Juventus. Ha affisso una lettera – con tanto di stemma della Juventus, in cui ha raccontato la storia che lo lega a Diego. Eduardo, commerciante, al centro storico aveva un’edicola ora trasformata in negozio di souvenir, ha ricordato l’impegno di Maradona per i bambini di un orfanotrofio a Marechiaro. Impegno su cui Maradona voleva il riserbo più assoluto. «Faceva beneficenza ma non voleva farlo sapere a nessuno. Portava palloni, magliette, scarpette, ovviamente soldi. Io tifo Juventus ma questo non mi impedisce di riconoscere il valore dell’uomo oltre che del calciatore».
Questo il testo della lettera che ha affisso, con lo stemma della Juventus, ai cancelli della Curva B.
Mi chiamo Eduardo, 59 anni, napoletano, orgoglioso di esserlo, strenuamente difensore della mia città. Dalla mia adolescenza ad oggi ho sempre tifato Juventus. Se se oggi sono qui, è perché ritengo giusto omaggiare il più grande uomo di sport e anche un grande essere umano. Sì, perché al di là del calcio sei stata una grande persona dotata di una grande generosità soprattutto verso i più deboli dei Sud del mondo. Tante sono le parole, gli aggettivi e le dimostrazioni di affetto con cui oggi tutto il mondo vuole ricordarti. Ma soprattutto mai dimenticarti.
Personalmente caro Diego Armando Maradona ha dimostrato di essere stato il più grande calciatore che il mondo abbia mai visto e che mai più vedrà il pianeta terra, di essere anche un uomo sensibile e altruista.
Il tutto sempre con una grande umiltà grazie al non aver mai dimenticato le proprie radici e origini. Hai poi pagato sulla tua pelle, senza far male ad alcuno, i tuoi eventuali errori umani. Ma chi di noi ne è escluso? In questo mi ricordi tanto il tuo caro amico maestro Franco Califano anche lui originario del Napoletano. Come lui ci lasci un immenso tesoro artistico. Sì perché ci lasci la tua arte. E in più la gioia che hai trasmesso nel calciare il pallone. E poi vorrei ringraziarti anche per aver incarnato un po’ i sogni di tanti di noi che aspiravamo a divenire un po’ dei bravi calciatori. Infine un’ultima cosa. Grazie per aver fatto gioire la mia città con quel gran gol alla mia Juve sotto la pioggia in quel pomeriggio.
Ti abbraccio come un fratello. Non ti dimenticherò mai.