ilNapolista

Mimì Rea scrisse: «È la faccia della miseria di Maradona che ha conquistato i napoletani»

Rea è il solo che ha saputo spiegare l’affinità fra Napoli e Maradona: «quella è una storia che i napoletani conoscono benissimo»

Mimì Rea scrisse: «È la faccia della miseria di Maradona che ha conquistato i napoletani»

È sera, a Napoli. Una quieta sera di fine novembre, ma l’aria è dolce. C’è stato un bel sole tutto il giorno. Aveva scaldato la solitudine del lockdown. Tutto sembrava scorrere tranquillamente. In tv il solito notiziario della pandemia.

Quando il cielo s’è fatto più scuro, all’improvviso un lampo, un lampo doloroso. Il lampo di una notizia. Una vertigine immediata. Un senso di vuoto. Maradona è morto. Una stilettata. Laggiù, a Buenos Aires.

S’è fermata ogni cosa. Fuori, una città deserta. Nelle case, un silenzio, uno sbigottimento, un senso di abbandono. Dapprima la notizia scarna. Diego tradito dal suo cuore generoso. Abbattuto, spento. Poi, dalle radio e dalle televisioni, la narrazione continua, serrata, opprimente della sua vita.

È finita così una delle favole più belle che abbia mai scaldato il cuore di Napoli. Perché Maradona non è stato solo il più grande artista del football che Napoli elesse a suo re di grazia, di sentimento, di rivincita, di vittoria. Questo non sarebbe bastato. Maradona è stato di più, è stato lo scugnizzo di questa città, il più bello e il più ribelle, il più dolce e il più provocante, il più armonioso e il più pazzo.

Napoli e Maradona è stato un incontro voluto dalle stelle. Perché entrambi si esaltassero e creassero una storia appassionante. Perché una città oppressa, depressa, senza più sogni, in quella metà degli anni Ottanta, terrorismo e criminalità, e il terremoto, avesse un momento di gioia, di felicità, di riscatto. E perché Maradona diventasse Maradona proprio a Napoli, la culla napoletana di un ragazzo argentino, la sua culla ideale, Diego così simile a noi nelle cose buone e negli eccessi.

Diego è stato Napoli, il suo sindaco più ardente, il suo condottiero più eccitante, la sua bandiera più bella, gloria e perdizione senza mai nascondersi fino alla confessione drammatica del suo vizio distruttivo, fino al tradimento di un antidoping per allontanarlo da noi che non dovevamo essere felici, ma inchiodati al nostro eterno, avverso destino.

Ho parole povere, nell’emozione di questo momento triste, per spiegare che cosa è stato a farci amare Diego. Conservo uno scritto di Mimì Rea che fa capire il sentimento straordinario sorto fra Napoli e Maradona, la vera essenza di una favola.

Quando arrivò Diego, Rea scrisse: “Maradona è l’idolo di migliaia di ragazzi napoletani forse perché è un ragazzo come loro, piccolo come loro ed è stato povero come la maggior parte di loro. La faccia di Maradona la definirei un pianeta, il pianeta della miseria. Vi si legge un benessere recente, di recente si è rassodata, i capelli sono da poco cresciuti alla moda. Ma è una faccia in cui le ombre, le rabbie, le privazioni di un passato povero palpitano ancora sotto tutti quei riccioli neri, un’abbondanza nuova anche questa. Il ragazzo povero portava capelli corti da ragazzo povero di Buenos Aires. Questa faccia di Maradona da pianeta della miseria ha conquistato i napoletani prima del suo colpo di tacco. Questo è un virtuosismo, quella è una storia che i napoletani conoscono benissimo”.

ilnapolista © riproduzione riservata