Splendida intervista alla Süddeutsche: “Ci allenavamo per ore sulle punizioni. Senza portieri, non ne avevamo bisogno. A Barcellona non sniffava cocaina”
Quando gli fanno il paragone con Messi Bernd Schuster sorride. E poi sentenzia: “Negli anni ’80 i difensori si mettevano a cavalcioni finché ti abbattevano. Ai tempi di Maradona dovevi praticamente uccidere qualcuno per vedere un cartellino rosso!“.
E’ una risposta. Schuster, 60 come Diego, era il regista di quel Barcellona che se lo fece scappare (“non ho mai capito come fu possibile”), e in una bellissima intervista alla Süddeutsche Zeitung ricorda alcuni aneddoti di quel Diego pre-napoletano che danno molto il senso di chi fosse il Maradona che poi sarebbe arrivato in Italia. A cominciare dal riscaldamento pre-partita.
“A Diego piaceva fare giochetti. Il riscaldamento era la “cosa” di Diego. A differenza di oggi, non c’era quasi mai un preparatore a seguirti, al massimo per lo stretching, poi facevamo noi. E Diego doveva sempre riscaldarsi con una palla. E con le scarpette slacciate, sempre con le scarpette slacciate! Fino al calcio d’inizio”.
Schuster ricorda una vittoria contro il Real al Bernabéu.
“Diego fa un assolo, dribbla il portiere, poi arriva un giocatore che vuole parare sulla linea e si butta dentro con tutto quello che ha. Ma Diego fa uno scartata e la mette in porta. L’avversario finisce dritto sul palo con le gambe aperte… una cosa dolorosa. Maradona dopo si scusò. È così che era. Non voleva sfottere l’avversario. Cose del genere erano solo la sua natura”.
A quel tempo il Barcellona tra Schuster e Maradona divenne un’accademia delle punizioni.
“Eravamo entrambi specialisti dei calci di punizione. Ma il modo in cui le tiravamo era molto diverso. Lui era mancino, io sono destro. Ho sempre trovato affascinante quante possibilità tecniche ci sono per tirare calci di punizione oltre la barriera. Ne parlavamo tantissimo durante l’allenamento. Ci allenavamo sui calci di punizione ogni due giorni, anche senza portiere. Non ne avevamo bisogno, lo sapevamo: dove mettevamo la palla, nessun portiere poteva arrivarci comunque. Proprio come i tecnici di Formula 1 parlano di motori o freni, così noi discutevamo di punizioni. Diego aveva i piedi piccoli. L’effetto della palla coi piedi piccoli è completamente diverso. Diego si metteva sotto palla con le sue scarpette senza problemi, riusciva a far ricadere immediatamente la palla dopo aver superato la barriera. I miei calci di punizione erano un po’ più lunghi”.
L’ex giocatore tedesco ricorda anche qualche episodio della bella vita di Maradona in Spagna, ma sottolinea una cosa:
“I suoi problemi con la droga sono cominciati a Napoli. A Barcellona aveva le sue feste, ma non ne faceva uso. Non erano paragonabili ai party a Napoli di cui avevo sentito parlare”.