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Serra: “Se fossi argentino avrei pianto tutta la notte. Se fossi napoletano piangerei ancora”

Su Repubblica l’editorialista giustifica il riferimento all’eroe epico: “Diego come Ettore, Achille, Enea”

Serra: “Se fossi argentino avrei pianto tutta la notte. Se fossi napoletano piangerei ancora”

La lacrime. Una volta tanto solo quelle senza gli sciacalli che ci speculano. Perché piangono pure gli sciacalli. Michele Serra nella sua “Amaca” su Repubblica sottolinea l’effetto catatonico che la morte di Maradona ha avuto “5-6 miliardi di persone”, disinnescando pure “il vizio retorico tipico dell’informazione” che “annega e scompare, nel mare di lacrime che accompagna Maradona nell’oltretomba”.

Serra scrive che “le lacrime non hanno la grevità o la banalità delle parole, le lacrime sono il corpo umano che parla per conto suo, senza bisogno di articolare parole. Per un giocatore di pallone? Beh certo, per un giocatore di pallone”.

Una volta tanto l’epica è giustificata:

“Lo sport è stato inventato apposta per dare vita materiale ai nostri sogni, al bisogno di eroi, di dei (nel senso greco), di gesti perfetti, di imprese ammirevoli, di vittoria che ci redime dalla mediocrità, dall’affanno, dalle miserie, e costruisce la nostra epica di massa. Diego come Ettore, Achille, Enea? Beh certo, Diego come Ettore, Achille, Enea”.

“Se fossi argentino avrei pianto tutta la notte, se fossi napoletano piangerei ancora adesso“.

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