Tarderà molto a nascere, se nasce, un genio così puro, così ricco di avventure. Aiutami tu, Federico Garcia.
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 9a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21
Al minuto 10 si ferma il tempo su tutti gli stadi.
Brividi.
Consentite le lacrime.
Il calcio in era Covid mi sembra ancora difficile da decifrare.
Fioccheranno gli infortuni purtroppo.
Tantissime partite, zero pause, stagione lunghissima, preparazione inesistente.
Peseranno un sacco le coppe quest’anno.
Bisogna avere pazienza. E un po’ di culo.
Delle quattro di Champions ha vinto solo l’Inter.
Che è anche l’unica ad aver perso in Champions. Nell’avvilente sfida contro il Real.
Tanto avvilente che ancora una volta la panchina del Parrucca pare abbia tremato.
Espugnano il Mapei dei temutissimi Ceramisti, i Suninter.
Vincono. Bisogna avere culo. E loro ne hanno in notevole dose.
Perché una mano generosa la dà il Conte Vlad (complice il portiere Consigli) che sbaglia un disimpegno sul primo gol e lo mette dentro sul secondo.
Poi Gagliardini chiuderà definitivamente i giochi.
Migliore in campo, Darmian. Particolare che rende bene l’idea della prestazione degli altri conclamati campioni in campo.
Inarrestabile il Parrucca nel post partita, sorpreso probabilmente anche lui per questa imprevista vittoria: “Io provo a essere una delle soluzioni dell’Inter. Capito?”.
Dunque, non è lui il problema in più che qualche tifoso nerazzurro suppone.
Miguel Veloso.
È lui l’eroe di Bergamo. Entra, a inizio secondo tempo, e cambia identità ai Giulietti.
La Dea, reduce della memorabile nottata dell’Anfield, inizia bene.
Lucida e sugli scudi. Ma poi, dopo l’episodio del rigore, un po’ dubbio in verità, stacca la spina e si lascia abbandonare ai recenti dolcissimi ricordi di Liverpool.
Juric batte il suo maestro. Ed è un vero capolavoro tattico.
Ritmo forsennato per tutto i 90 minuti. Difesa altissima e spazi cortissimi tra le linee.
Lo Zingaro è impressionante. Ogni anno gli smantellano la squadra. E lui ogni anno deve ricominciare da capo. Raccattando qua e là quattro scappati di casa, arrabattarli un po’ alla bene e meglio, e pian piano farli diventare qualcosa che somigli a una squadra.
Non oso immaginare cosa potrebbe combinare se avesse in mano una squadra vera.
Gli scappati di casa, invero, li sa scegliere bene, Juric.
Perché Veloso è da sempre uno che ci sa fare. Tecnica sopraffina, esperienza, capacità di guidare il gruppone come pochi.
Poi c’è Marco Silvestri.
Toglietegli tutti i titolari. Lui parerà. Gli hanno portato via le colonne Kumbulla e Rrahmani. Non fa nulla.
Tanto c’è lui Gatto Silvestri da una vita. Questione di assonanze.
A Leeds, dove lo portò Cellino, lo chiamarono Hero perché parò tre rigori in una partita. Un muro.
E poi c’è Mattia Zaccagni venticinquenne di Cesena.
Mamma mia, che grande campionato sta facendo Zaccagni.
Chi non lo conosceva prima, lo avrà notato adesso. Un’altra prestazione super. Assist, specialità della casa, e primo gol in A.
Juric lo ha coccolato. Gli ha trovato la posizione più adatta alle sue doti di tecnica e di fisico, ed ora è l’anima della squadra.
Neanche il Mancho potrà fare a meno di lui.
Senza il Toy Boy, la Juventus inciampa.
Inzaghi strega il Pirlocchio imponendogli il pari ed impedendogli il secondo posto in classifica.
Primo, storico punto contro gli agnellini per i giallorossi.
Che inanellano il secondo risultato utile consecutivo conquistando un punto d’oro in chiave salvezza.
Succede tutto nel primo tempo.
Vantaggio bianconero con il solito Alvaro.
Poi pari sannita con Gaetano Letizia.
Napoletano di Scampia che, durante la sua militanza nel Carpi, si guadagnò il soprannome di “Frecciarossa” per le sue doti di cursore e per le sue capacità di resistenza fisica.
Segna un gol che si ricorderà per sempre. Una conclusione al volo che non lascia scampo a Szczesny.
Bella la sua dedica speciale, da napoletano, a Diego. Qui si piange continuamente.
E andiamoci allora al Maradona Arena, pronti a versarle tutte queste ultime lacrime rimaste nel fondo degli occhi.
Pronti a versarle per quella splendida maglia che sfoggiano i nostri.
È un Napoli sontuoso quello che vuole omaggiare il suo Diego.
Una vittoria dovuta, ma sorprendente per le dimensioni.
E tocca all’enfant du pais più talentuoso, l’omaggio più toccante e significativo.
Tocca a lui il napoletano della provincia, nel giorno di Diego mettere a segno un meraviglioso gol su punizione. E dedicargli così il più schietto degli epinici.
“Sono invitato al party più esclusivo. Nell’hotel più prestigioso del mondo. Circondato da capi di stato, manager dell’alta finanza mondiale, gli imprenditori più ricchi del pianeta, star internazionali. Indosso uno smoking bianco che ha disegnato per me il più grande degli stilisti.
Ma se da qualche parte mi arriva un pallone di cuoio fradicio di fango, io lo stoppo col petto e di esterno sinistro lo lancio alle stelle”.
È la sua dichiarazione non di un amore.
Ma di un destino.
La materiale impossibilità di fare altro.
Tarderà molto a nascere, se nasce, un genio così puro, così ricco di avventure.
Aiutami tu, Federico Garcia.
Piango la tua morte con parole che gemono.
Va Diego. Vola, dormi, riposa.
Muore anche il mare.
Nello Mascia ilnapolista © riproduzione riservata