Contro la Lazio è una necessità, non una scelta. Il capitano ne ha saltate solo tre. Per il rinnovo del tecnico, le parti stanno continuando a limare
Contro la Lazio sarà la 48esima panchina di Rino Gattuso col Napoli. La 49esima – Juventus-Napoli – fin qui è stata decisa dalla giustizia sportiva. Su quarantotto, ne ha vinte ventotto, ne ha pareggiate sei e ne ha perse tredici. Ma, soprattutto, mai ha giocato senza Insigne né Mertens. Del resto il mandato che la società ha conferito a Gattuso quando è stato chiamato a sostituire Ancelotti, è stato proprio quello della restaurazione. Sia tattica sia di gestione di uomini.
A livello tattico, come abbiamo più volte scritto, l’auspicato ritorno al sarrismo è durato lo spazio di un mese. Il tempo di guardare in faccia la paura di retrocedere, e Gattuso si è rapidamente e intelligentemente convertito al doppio pullman: primo non prenderle. E ha vinto la Coppa Italia.
La seconda è stata una richiesta strana visto che un mese prima i calciatori si erano ribellati alla presidenza De Laurentiis con la celebre serata dell’ammutinamento, del no al ritiro. Ma, a differenza di quanto compiuto oggi dall’Atalanta che ha scaricato Papu Gomez e difeso Gasperini, il Napoli ha scelto di licenziare l’allenatore e ripristinare la gerarchia sarrita tra i calciatori. Anche se quello scontro fu con la società e non con il tecnico che però avrebbe voluto proseguire il processo di rinnovamento.
E stasera, appunto, per la prima volta il Napoli di Gattuso giocherà senza Insigne e Mertens. Nelle tre partite saltate dal capitano – andata con l’Inter in Coppa Italia, Atalanta e Sassuolo quest’anno in casa – Merten ha sempre giocato.
Con Ancelotti, invece, calcolando solamente la scorsa stagione, era successo soprattutto in Champions. Mentre in campionato, Insigne aveva saltato solo Napoli-Brescia, in Champions il capitano giocò tre partite su sei: saltò le due col Genk (una volta finì in tribuna e l’altra rimase in panchina) e non partì per Liverpool. Contro il Salisburgo, entrò dalla panchina. Nei piani di Ancelotti, col tempo la coppia d’attacco sarebbe dovuta essere Lozano-Milik. L’anno scorso, sarebbe stata una ulteriore stagione di passaggio dal vecchio al nuovo, anche perché in estate – nonostante Mino Raiola – il Napoli non era riuscito a vendere Insigne. Poi, Milik ebbe malanni all’inizio della stagione e la coppia Insigne-Mertens ha giocato in più. Ma c’era Lozano che invece con Gattuso venne relegato nel dimenticatoio. Quest’anno, invece, il tecnico calabrese – per fortuna – ha preso in considerazione il messicano.
E stasera, contro la Lazio, l’allenatore del Napoli sarà costretto a fare di necessità virtù. Gli mancherà quello che era stato prospettato come il tridente d’attacco di questa stagione: Insigne Mertens Osimhen. Poi, le cose sono cambiate. Il 4-3-3 ha lasciato spazio al 4-2-3-1 o 4-4-2, come preferite. Fatto sta che all’Olimpico giocheranno i tre giocatori offensivi di scorta: Petagna (il terzo centravanti della rosa), Politano e Lozano che – una volta liberato – ha rapidamente scalato le gerarchie. Almeno tra i tifosi e gli addetti ai lavori.
In più, stasera dovrebbe tornare Fabian uno dei calciatori più dotati di questo Napoli ma che continua a essere guardato con diffidenza dall’ambiente. A Milano, Gattuso gli ha preferito Demme. E non è un caso che il Napoli sia diventato pericoloso soltanto dopo l’ingresso in campo dello spagnolo. Ci perdoneranno i tifosi, ma tra Fabian e Demme c’è un abisso. Poi sono ruoli diversi, tutto quello che volete, ma Fabian è un compasso. Più o meno come le gambe delle donne narrate da Truffaut.
Stasera, per causa di forza maggiore, vedremo un Napoli non figlio della restaurazione. Anche se è frutto di necessità e non di un processo elaborato e portato avanti con programmazione. Sempre in attesa del rinnovo di Gattuso. Rinnovo che – secondo i beninformati – sarebbe dovuto arrivare durante la sosta per la Nazionale. È passato oltre un mese e gli avvocati stanno ancora limando, come più volte ribadito dai diretti interessati. Limando limando, siamo arrivati a Natale. Evidentemente queste bozze andavano sgrossate un bel po’.