L’ex sovrintendente al Cormezz. Se i calciatori esercitano nel calcio il ruolo del tenore, il Pibe rappresentava quello del compositore, che nella musica è il creatore, il genio
Nel gennaio 2017 gridò alla profanazione del San Carlo perché il Lirico partenopeo ospitò lo spettacolo di Alessandro Siani e Clementino dedicato a Maradona. Parlò di apertura del San Carlo al trash. Ne nacque una polemica in stile napoletano, con la città divisa e un vociare che sembrava non placarsi più. Oggi, l’ex sovrintendente del San Carlo, Francesco Canessa, sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno, fa dietrofront. Dichiara che la sua posizione fu un errore e spiega perché.
Dice di essersi ravveduto dopo aver visto l’ondata emotiva suscitata dalla morte di Diego, e tutte le dimostrazioni di amore provenienti dal mondo intero. Parla del suo dell’epoca come di “un errore“.
“Solo oggi mi rendo conto di come Maradona fosse tutt’altra cosa e che non era affatto scandaloso se la città che lo aveva adottato gli rendeva omaggio portandolo alla ribalta del suo maggior teatro. Se i calciatori citati ed altri come loro esercitavano o esercitano nello sport più amato al mondo il ruolo del tenore, il Pibe rappresentava infatti quello del compositore, che nella musica è molto di più, è il creatore, cui solo è attribuibile la qualifica di genio. Come tale riusciva sul campo di calcio, malgrado la struttura fisica infelice e la fragilità caratteriale, a inventare ex novo tiri e serpentine, a modulare passaggi, a segnare goal squillanti come acuti. E quei gesti si proiettavano fuori degli stadi, nell’immaginario popolare diventavano vittorie dello spirito, riscosse del pensiero, cui tutti partecipavano, di cui tutti gioivano. Così il mondo lo percepì e Napoli lo elesse, ed ora lo piange, come il condottiero ideale della propria, eterna e incompiuta rivalsa”.