Videomessaggio da “prigioniero politico” dell’ex attaccante della Juve, che deve scontare 2 anni per possesso di armi. E difende il padre, condannato a 13 anni per associazione mafiosa: “E’ innocente”

Nell’ambito del processo Aemilia contro la ‘Ndrangheta, Vincenzo Iaquinta, ex attaccante della Juventus e Campione del mondo con la Nazionale, è stato condannato a due anni per detenzione illegale di armi. Sentenza confermata anche in Appello.
Nel processo è coinvolto anche il padre Giuseppe, imprenditore edile calabrese condannato a 13 anni (sei in meno rispetto al primo grado) per associazione mafiosa.
Iaquinta ha pubblicato un videomessaggio su Instagram che si conclude così:
“Da oggi sono Giuseppe Iaquinta, nato a Cutro il 7 maggio 1957, condannato da innocente”
“Fino a qualche anno fa ero un campione del mondo – dice – Oggi con mio padre Giuseppe sono vittima della giustizia italiana. Nella mia vita non avrei mai pensato di dovermi difendere da un’accusa tanto infamante…”.
“Non mi arrendo alla sentenza, sono responsabile moralmente di difendere l’onestà di mio padre. Non mi sono mai sentito tanto solo e scoraggiato nella mia vita come in questo momento. Mi sento deluso perché per la seconda volta mio padre è stato condannato da uomini che non hanno giudicato in base alla realtà dei fatti. Una volta si può sbagliare, due inizia a diventare accanimento giudiziario. Una vita di una persona non può essere distrutta senza aver commesso quello di cui viene accusato”.