In Mank, su Netflix, accredita la tesi che il vero ed unico sceneggiatore fu proprio Mank come tutti chiamavano H.J, Mankiewicz
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Ci mancava David Fincher, questo fuoriclasse della regia che ci ha dato grandi capolavori come “Fight club”. Da pochi giorni c’è su Netflix “Mank” il suo ultimo film – il nostro non ne fa molti – con la sceneggiatura di Jack Fincher il padre di David – che narra della vita dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz quello che si è sempre creduto uno dei cosceneggiatori di “Quarto potere” il film che nel 1941 rivelò al mondo il genio di Orson Welles. Bene, nel film è accreditata la tesi che il vero ed unico sceneggiatore fu Mank come tutti chiamavano H.J, Mankiewicz.
La storia. Mank (Gary Oldman che prenota un Oscar) è uno sceneggiatore che nel 1940 è un professionista finito e Orson Welles (Tom Burke) lo scrittura dandogli libertà assoluta di soggetto e di scrittura. Mank allora si ritira in un paesino sperduto Victorville in un ranch e qui scrive la storia di “Quarto potere” che narra la vita del magnate dell’editoria William Randolph Hearst (Charles Dance) che insieme a Louise B. Mayer (Arliss Howard), l’anima della MGM, divenne uno dei più ricchi creatori dell’impero mediatico mondiale.
“Mank” parte dal 1940 e con sei flashback – la stessa struttura narrativa di “Quarto potere” – racconta uno spaccato di questo mondo con protagonisti anche la moglie di Hearst la Dulcinea Marion Davies (Amanda Seyfried) attrice molto più intelligente di quanto sembrava, che aveva una relazione platonica con Mank. Sullo sfondo, personaggi secondari come Irving Thalberg (Ferdinand Kingsley) factotum della MGM, il regista suicida David O. Selznick (Toby Leonard Moore), suo amico e regista di un film contro Upton Siclair. Ad aiutarlo nella scrittura al ranch “North verde”, in assenza della moglie ‘la povera Sara’ Mankiewicz, (Tuppence Middleton), è il cerbero Rita Alexander (Lily Collins) che con il signor John Houseman (Sam Troughton) è incaricato di controllare l’alcolista Mank che nei flashback è l’elefante socialista che rompe la cristalleria nel negozio della MGM ed è per questo ostracizzato da quel mondo.
La vendetta sarà rappresentata dalla sua sceneggiatura, che il fratello John Mankiewicz definì come “la cosa più bella che hai scritto”. “Dobbiamo solo restare vigili di fronte a quelle persone che sono nell’ombra e lasciano la loro incredulità fuori dalla propria porta: abbiamo una grande responsabilità”, dice Mank davanti al prossimo suicida Selznick: e forse è proprio questo il mestiere etico dei giullari che scrivono e che le altre persone non avvertite temono più dei burocrati.