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La libertà del 68 raccontata ne L’incredibile storia dell’isola delle rose

Su Netflix il nuovo film di Sydney Sibilia geniaccio salernitano della commedia sociale, prodotto da Matteo Rovere. Con Elio Germano

La libertà del 68 raccontata ne L’incredibile storia dell’isola delle rose

Su Netflix da pochi giorni c’è “L’incredibile storia dell’isola delle rose” il nuovo film di Sydney Sibilia, quel geniaccio della commedia sociale che ha partorito la trilogia di “Smetto quando voglio”. L’autore salernitano firma anche la sceneggiatura insieme a Francesca Manieri, altra firma consolidata in titoli guida. Il produttore? Quel Matteo Rovere di cui un giorno diremo che è stato il nostro piccolo Scorsese.

Ma cos’è questa commedia sospesa tra ilarità e libertà? C’è un ragazzo Giorgio Rosa (il formidabile Elio Germano) che nei primi mesi del 1968 accede alla professione di ingegnere a Bologna: ha in testa sogni di ricerca nel suo campo che lo portino a costruire manufatti pensati e calati in un clima di libertà assoluta. Costruisce una macchina con pochi pezzi ma le sue inventiones vengono considerate delle bravate che gli alienano anche le simpatie dell’ex ragazza Gabriella (Matilda De Angelis) che è ricercatrice di Diritto internazionale. Lasciato solo anche dalla famiglia – il padre Ulisse (Andrea Pennacchi) è un meccanico della Ducati -, decide con il compagno di studi, l’alcolista Maurizio Orlandini (Leonardo Lidi), di costruire dopo le sei miglia marine di fronte a Rimini un’isola con la tecnica delle piattaforme petrolifere. E trova anche due neocittadini: l’apolide PR, Neumann (Tom Wlaschiha), e la ragazza-madre e barista Franca (Violetta Zironi).

Una bravata? Sicuro ma il Rosa è un personaggio sintomatico e decide di scrivere all’Onu e di presentarsi a Bruxelles per ottenere la legittimazione di Stato nazionale per la sua isola… In quegli anni però Presidente del Consiglio dei ministri è il napoletano Giovanni Leone (Luca Zingaretti) e soprattutto agli Interni c’è Franco Restivo (Fabrizio Bentivoglio), un siciliano che è l’incarnazione dell’autoritarismo….

Il risultato è nella visione di un film che ci rappresenta un evento che influì non solo nel costume italiano ma anche nelle normative pretorie degli Stati nazionali. Le musiche, i costumi, ci riportano a quell’anelito di libertà che nel nostro Paese con un Vaticano attivo a dettare le linee erotiche della popolazione produsse da lì a pochi anni la stagione dei diritti civili. Di quell’episodio minimo rimane la ratio per il cambiamento a 12 miglia marine del limite delle acque territoriali e un Sole spento che ha prodotto però un’autentica coppia nella realtà: i Rosa.

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