Ginola lo ha incontrato per un documentario a 25 anni dalla rivoluzione dei cartellini: “Grazie a lui i calciatori sono diventati ricchi, ma lui è stato ripudiato da tutti”
Sono passati esattamente 25 anni dalla “sentenza Bosman“. La rivoluzione giuridica che cambiò il calcio, permettendo ai giocatori di muoversi liberamente all’interno dell’Unione Europea a scadenza di contratto. Grazie ad un semisconosciuto calciatore del Liegi, che voleva solo liberarsi dalle catene del suo cartellino e trasferirsi a Dunkerque, i calciatori ei loro agenti hanno acquisito potere e ricchezza senza precedenti. Lui, Bosman, ha perso tutto.
David Ginola, star degli anni 90, lo ha incontrato per un documentario sulla storica sentenza. E spiega al Guardian di aver trovato davanti a sé un uomo distrutto. “Avrei dovuto incontrare un uomo molto ricco, in realtà non ha proprio niente. Quando sono arrivato in Belgio e l’ho incontrato, la sensazione più grande è stata di tristezza”.
Bosman non aveva idea, nel 1990, che sarebbe finito per andare fino alla Corte di giustizia europea e che quella sentenza avrebbe rivoluzionato il calcio e massacrato la sua vita. La sua carriera finì lì. Il calcio lo ripudiò, e così i suoi stessi colleghi, i giocatori che avrebbe arricchito. La moglie lo lasciò. Finì travolto dall’alcol. E’ stato condannato per aver aggredito una ragazza. Ora ha 56 anni, e “si presenta come un uomo dimesso che sta tentando di ricostruirsi.
Jean-Marc Bosman “è diventato un paria”, dice David Ginola. Solo una manciata di giocatori ha offerto fondi volontari per aiutarlo. Adrien Rabiot è uno di questi: la sua famiglia ha donato 12.000 euro l’anno scorso quando ha approfittato della scadenza del suo contratto al Paris Saint-Germain per passare alla Juventus.
“Non è mai troppo tardi per club e giocatori per rendersi conto – dice Ginola – che, se avessero vinto campionati e cose del genere, non avrebbero potuto raggiungere quel livello senza la sentenza Bosman. Puoi tornare indietro e pensare: guadagno 1 milione di euro al mese e quest’uomo mi ha cambiato la vita, è mio dovere aiutare uno che mi ha reso più ricco”.
“Credo che gli agenti dovrebbero spiegare ai loro giocatori esattamente chi è Jean-Marc Bosman e cosa ha cambiato, in modo che capiscano perché hanno la possibilità di passare da un club all’altro con la facilità con cui lo fanno. I giocatori sono così protetti che non mostriamo loro cosa c’è dietro a tutto questo”.
Nel documentario Ginola parla con un compagno di squadra allo Standard Liegi dell’epoca, Benoît Thans, che ammette: “spaventava le persone… i giocatori avevano molta paura di essere associati a lui”.
“Il mondo del calcio è molto strano – dice ancora Ginola – Se resti nel mezzo del sentiero, va bene. Se non fai grandi onde, va bene. Ma se decidi di andare a sinistra o a destra, o enfatizzare un punto particolare, il calcio allora dice: sei bravo con i tuoi piedi ma non rompere. Gioca a calcio, stai zitto e fai quello che pensiamo sia giusto per te“
Uno degli avvocati che seguirono la causa all’epoca ammette che “non era intenzione di Bosman rivoluzionare totalmente il mondo del calcio”. Ginola dice di essere convinto che “l’uomo sia stato usato”.
Bosman si descrive come “un uomo senza volto”.