Il calcioscommesse e la sua ferma dichiarazione d’innocenza. La finale persa contro l’Amburgo: «Non si capisce come la Juve abbia fatto a perdere”
Il settimanale tedesco Der Spiegel, di solito non tenero con gli italiani, nel tributo a Paolo Rossi lo accosta a Diego Armando Maradona. Non tanto per le sue qualità calcistiche.
Maradona e Rossi hanno in comune qualcosa in più dell’essere morti lo stesso anno. Il Mondiale del 1982 li unisce e li divide allo stesso tempo. Doveva essere il Mondiale di Maradona, si rivela il Mondiale di Paolo Rossi.
Ma c’è dell’altro. Der Spiegel ricorda lo scandalo calcioscommesse.
L’allora venticinquenne Rossi non avrebbe dovuto partecipare al Mondiale 82. Venne squalificato fino al 1983 (successivamente ridotta di un anno, ndr) a causa di uno scandalo di corruzione. Anche questo è un parallelo con Maradona. Maradona con le sue storie di coca, i suoi contatti con la camorra, le sue amicizie con i regimi autoritari. Tutto a diversi livelli superiori rispetto a Rossi, ma anche Rossi ha il suo punto oscuro.
Quando ancora giocava nel Perugia, si racconta, fu avvicinato da due uomini che gli chiesero che intenzioni avesse il Perugia contro l’Avellino. Ovviamente vogliamo vincere, avrebbe risposto Rossi. Domanda successiva: “E se finisse in parità?” Rossi: “Neanche questo sarebbe un brutto risultato”. La partita finì 2-2, e i due uomini – (Trinca e Cruciani ndr) – furono tra i padrini del calcioscommesse in Italia. Questo fu sufficiente per squalificare Rossi per tre anni. Lui si è sempre dichiarato innocente.
Lo Spiegel ricorda anche la finale di Coppa dei Campioni del 1983 tra la Juventus e l’Amburgo.
Rossi giocava al fianco di Michel Platini e Zbigniew Boniek, che, insieme a Maradona, erano probabilmente i calciatori più in voga dell’epoca. È ancora incredibile che l’Amburgo abbia vinto contro di loro. Il colpo di genio dell’allenatore di Amburgo Ernst Happel.