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Ode a Claudia Villafane

Mi ha sempre commosso il modo in cui Claudia ha fatto le sue scelte. Fino alla fine, con Maradona, ci ha messo il corpo ma anche le regole

Ode a Claudia Villafane
Diego e Claudio agli inizi della loro relazione

Col permesso del Diario.es e dell’autrice, e grazie alla traduzione di Alberto Bile, pubblichiamo sul Napolista l’articolo della scrittrice argentina Tamara Tenenbaum.

È sempre difficile parlare degli amori altrui, perché degli amori altrui non sappiamo niente anche se li vediamo tutta una vita in televisione. Ma è impossibile pensare a Diego e Claudia come a degli estranei: in un certo senso, con un po’ di invenzione, li consideriamo parte di noi anche se non abbiamo mai visto giocare Maradona. Se ognuno di noi ha la sua relazione con Diego, la mia è con quel legame, con la storia che loro due hanno costruito.

Oggi passiamo il tempo a parlare di amori sì e amori no, amori che vanno bene e amori che vanno male, ci ergiamo tutti a giudici salomonici di coppie estranee, e a volte sembra che “decostruire la coppia” significhi creare un vocabolario, un’assemblea permanente, una certa relazione con la parola e la verità.

Mi ha sempre commosso il modo in cui Claudia ha fatto le sue scelte. Nessuno l’ha obbligata, Claudia non è una vittima: ha scelto lei. Anche le decisioni che prendiamo in momenti difficili sono nostre, sono anch’esse manifestazioni della nostra libertà. Claudia ha scelto di continuare a stare vicina a Diego anche oltre la fine della coppia, le meschinità e i possibili rancori, ma la sua non è stata una resa incondizionata, ha preservato anche se stessa. «Finché potrò aiutarlo, continuerò a fargli visita, ma questo non vuol dire che sia ancora innamorata o che voglia tornare con lui», disse poco dopo la separazione, coraggiosamente ferma nella controversa decisione di separarsi dall’argentino più amato del pianeta.

L’ha fatto certamente per le figlie, ma non solo per loro. Mi rifiuto di pensare al loro vincolo come a un sacrificio, perché tutto sembra indicare che lei non l’abbia considerato tale. L’amore, la felicità e la ricerca di un senso per la propria vita, a volte, portano a vivere un’esistenza complicata, il che non vuol dire accettare violenze o maltrattamenti (nel 2019, infatti, Claudia ha sporto denuncia per violenza psicologica a Maradona e al suo avvocato Matías Morla, che si è aggiunta all’oscuro curriculum di Maradona con le donne); né vuol dire rimanere incatenata a un uomo per tutta la vita. Non si tratta di giustificare tutto ciò che ha fatto Maradona con lei o con altre donne: di questo si possono occupare quelli che lo ritengono un esercizio intellettuale produttivo, quelli che pensano che sia necessario, che Maradona abbia bisogno del mio permesso o del mio perdono. Anzi, ci pensino quelle donne a raccontare la propria storia, quelle che hanno sofferto e hanno ovviamente il diritto di far sentire la propria voce. È tutt’altra cosa.

Ieri ho letto una meravigliosa discussione su Twitter in cui si raccontava di come Claudia, già separata, abbia negoziato il contratto di Diego con il Grupo Clarín per “La noche del diez”. Maradona provò a riconquistare Claudia in diretta, nella celebre “autointervista” realizzata durante il programma, e in diverse altre occasioni. Non è il caso, comunque, di inventarsi un letto di rose: sappiamo che la gestione dei soldi di Diego e il modo in cui ha guastato il legame con Claudia è stata una questione molto più spinosa di quest’aneddoto.

La storia ha avuto nelle ultime ore un nuovo finale provvisorio: a farsi carico delle incombenze funebri è stata lei. Dopo anni di orribili battaglie, per ora, ha perso il clan e ha vinto l’amore: è stata Claudia a dire al presidente Alberto Fernández che Diego avrebbe voluto essere vegliato alla Casa Rosada, è stata lei a organizzare l’evento con un orario di chiusura ben chiaro per non esporre né se stessa né le figlie più di quanto volesse, neanche un secondo in più. È andata come sempre, come lei è sempre stata: ci ha messo il corpo, ma anche le regole.

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