Sul Fatto gli affari della famiglia siciliana che possiede la compagnia bulgara che trasporta la Lazio, su cui indagano i Pm di Roma, Catania e Brescia

E’ solo un aereo. Un vecchio Boeing 737 noleggiato per trasportare in semi-esclusiva i giocatori della Lazio tra una trasferta e l’altra. E dopo essere diventato una specie di zimbello della rete come “carretta dei cieli” ora sorvola le indagini di ben tre procure: Roma, Catania e Brescia.
Tra ex ambasciatori indagati per corruzione e parlamentari condannati per associazione mafiosa, gli affari della famiglia Di Grandi di Modica – i proprietari della la compagnia bulgara Tayaranjet che trasporta la Lazio – tra siderurgia, immobiliare, resort turistici e commercio di materiali ferrosi – sono al centro di un centrifugato di ipotesi di reato.
Lo scrive il Fatto. “I PM romani indagano sui rapporti tra il capostipite e patron del gruppo, il 62enne Vincenzo Di Grandi, e Antonio Morabito, ex ambasciatore nel Principato di Monaco, sotto inchiesta per corruzione. Morabito era già stato intercettato nelle indagini sulla latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, condannato a 3 anni per concorso esterno in associazione mafiosa“.
A Catania invece le indagini virano “sulla decozione di molte delle 200 società collegate alla famiglia siciliana anche attraverso Mosteel, impresa intestata a Monte Paschi Fiduciaria e attiva nelle aste fallimentari su aziende dell’acciaio” .
In Sicilia, scrive il giornale, i Di Grandi sono noti per il collasso di un’altra compagnia aerea, la maltese Fly Hermes, alla quale le autorità di Malta sospesero la licenza di volo e che tra il 2014 e il 2015 mollò a piedi centinaia di passeggeri.
La procura di Brescia invece indaga su un’al tra società siderurgica collega al gruppo, la Bredina.
Secondo le indagini, grazie alle entrature di Morabito, l’imprenditore siciliano avrebbe incontrato diversi diplomatici per espandere il raggio d’azione dei suoi affari in Africa. della Hadid. “Morabito che avrebbe asservito stabilmente la sua funzione agli interessi personali del Di Grandi e di Nicolò Corso”, quest’ultimo commercialista trapanese attivo in Veneto, in passato processato e assolto per bancarotta. Di Grandi, Corso e Morabito sono indagati per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.
Dall’inchiesta risultano diversi incontri favoriti dall’ambasciatore tra i due imprenditori e diplomatici di Senegal, Tunisia, Spagna, Costa D’Avorio e Marocco.