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Diego, te ne andasti quella sera in una Bmw scura e non ti vedemmo più

Con l’addio di Maradona finì la favola e il pallone diventò triste. È stato un peccatore come tutti noi di ogni sud del mondo

Diego, te ne andasti quella sera in una Bmw scura e non ti vedemmo più

Non hai mai dimenticato Napoli e Napoli mai ti ha dimenticato perché, nel giorno in cui vincesti la Coppa del Mondo in Messico, dicesti: “Questa coppa è anche dei napoletani”. Giocavi già in maglia azzurra ed eri la nostra gioia.

Te ne andasti da Napoli in una dolce sera di aprile. Era un lunedì, nel 1991, la tua Pasqua di non resurrezione, tradito dal controllo antidoping che fu un autentico trabocchetto e rivelò la cosa cui ti eri consegnato. Dalla tua casa di Posillipo chiamasti al telefono mamma Tota a Buenos Aires: “Hola, madre, sto partendo”. Claudia e le due bambine, Dalmita e Yannina, erano già in Argentina. Indossasti un paio di blue-jeans azzurri, una camicia gialla di Versace, un giubbotto di pelle nero. Spegnesti le luci della casa in via Scipione Capece e scendesti in strada. Ti vedemmo partire alla guida della Bmw scura, un’altra delle tue auto. Erano le 22:30. Uscisti di città, imboccasti l’autostrada per Roma e raggiungesti l’aeroporto di Fiumicino per imbarcarti sul volo AZ 576 per Buenos Aires.

Così finì la nostra favola. La storia era finita e il pallone diventò triste. Nelle serate di nostalgia facevamo scorrere i film delle tue prodezze irresistibili. Intanto il vecchio bambino di Villa Fiorito si curava a Cuba, appariva in tv e, ogni volta, era un soprassalto: come sarà diventato il leggiadro re del fùtbol?

Diventasti grosso e grasso, parlavi a fatica, il cuore oppresso, scatti di ribellione e un sorriso forzato. La partita più importante era perduta. Ai tempi belli, in anticipo e sovrastando ogni sondaggio e referendum, avevamo deciso con una canzone, “Maradona è meglio ‘e Pelè”, il rivale brasiliano e borghese, appagato nelle stanze del potere dopo i calci scintillanti della sua carriera scintillante, irreprensibile agli occhi del mondo.

Tu, invece, grande peccatore, come tutti noi di ogni sud del mondo, calienti e smarriti, fedeli-infedeli, allegri-tristi, felici e dannati, timorati di Dio e in combutta col Demonio per addentare la vita prima che la vita ci mangi.

Ma ora, in un giorno d’autunno a Napoli, così dolce ed è diventato amaro e buio, ora è finito proprio tutto. Il tuo cuore, pibe, ha cessato di battere. Non ti dimenticheremo mai. Addio, Dieguito.

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