Il mondo para letterario di Bakayoko, l’immobilità della nostra difesa, i miei tweet a Benitez e a Bielsa. E infine l’attesa di Politano per spegnere la tv
Se vogliamo soffrire proprio bene dobbiamo metterci a guardare e a riguardare cento, mille volte il secondo gol del Verona. Per carità, nulla da eccepire sull’ottimo passaggio e sulla bella conclusione di Barák, ma abbiamo il dovere di soffermarci su Bakayoko. Il centrocampista del Napoli, mentre tutti gli altri che partecipano all’azione viaggiano a una velocità normale, si muove a una sottovelocità, una moviola perenne tutta sua, in cui le cose non avvengono e quindi non ci sono palloni da intercettare, attaccanti da marcare, anticipare, chiudere o – addirittura – da stendere. Nel mondo para letterario in cui si muove Bakayoko si disputa un calcetto del giovedì sera, dove lui è comunque quello scarso, chiamato all’ultimo momento, perché Pasquale, quello forte che abita nel Rione di fronte, stasera non è potuto venire perché è il compleanno della fidanzata. Non credo di esagerare, così appaiono le cose, con estrema chiarezza. Del resto, il buon vecchio Baka – stavolta anche con il contributo di Di Lorenzo – aveva offerto il meglio di sé anche in occasione del gol di Di Marco. Se riguardiamo le immagini, isolando la figura del numero 5 del Napoli, vediamo un uomo che non sta correndo verso l’area di rigore per cercare di sventare un’azione pericolosa dell’Hellas, ma invece un anziano che è stato fino ad allora sul divano (chissà magari guardando la stessa partita che purtroppo stiamo guardando anche noi) per andare in cucina, con una pantofola sì e l’altra no (si è infilata da qualche parte e non la trova, forse gliela ha nascosta il cane, vai a sapere) a prendersi un bicchiere d’acqua. Mentre compie l’intera operazione il Verona segna e finisce addirittura il primo tempo. Una precisazione: mentre Bakayoko è un calciatore mediocre, Di Lorenzo ci è parso solo stanco (strano no? Proprio adesso che si allenano benissimo).
Dice: Il terzo gol è colpa di Mertens. Magari, magari, tutto fosse dipeso solo da un retropassaggio sbagliato, uno si direbbe che può capitare, che il belga non sta ancora bene. Ma non è così, da quando Mertens sbaglia l’appoggio al gol di Zaccardo passano una ventina di secondi, con almeno tre possibilità da parte della nostra difesa di liberarsi del pallone, e invece l’immobilità, il divano totale, la domenica pomeriggio, il parcheggio dell’Ikea, il nulla.
Non posso ancora credere che il Napoli perda una partita in questo modo (meritatamente) dopo aver segnato così rapidamente, dopo aver sfiorato più volte il raddoppio. Ma gli azzurri di Gattuso hanno la caratteristica di sparire dalla partita molto spesso. Si dimenticano di cosa si debba fare, mentre gli avversari lo ricordano benissimo e corrono crossano tirano segnano.
Insigne come può ancora soffrire per la partita di mercoledì? Come può se anche noi l’abbiamo dimenticata? In pratica non tocca palla per tutta la partita, non incide, si guarda intorno come l’alieno a New York della canzone di Sting, purtroppo per lui è solo inchiodato sulla fascia sinistra al Bentegodi di Verona. Zielinski è in uno di quei pomeriggi in cui dimentica di essere forte e quindi sparisce. Demme è quasi decente, perciò al meglio delle sue possibilità. Perfino Lozano è meno brillante del solito. La difesa è deprimente, ci sarebbe da scrivere un trattato su Maksimovic e Hysaj che non scriveremo, perché non possiamo intossicarci pure il lunedì. Si salva Petagna, che facendo il suo solito poco almeno è dignitoso.
Veniamo a Gattuso. Chi segue la rubrica sa che a me il tecnico del Napoli non piace, ma sa anche che ho dichiarato più volte di essere pronto a cambiare idea, e qualche volta ci sono andato parecchio vicino, ma ora francamente non saprei come difenderlo pure se lo volessi. Davvero ogni volta che il Napoli perde in questa maniera triste dobbiamo ascoltare frasi come: “La squadra non avverte il pericolo” “Non siamo riusciti a fare quello che volevamo fare” “L’avevamo preparata diversamente” “Non siamo saliti, non siamo usciti” “Eravamo bassi” “Non siamo scivolati” e, naturalmente: “Forse è anche colpa mia”. Io credo che sicuramente sia colpa sua e di Giuntoli e di De Laurentiis, è colpa anche dei calciatori ma in subordine. Fossero dei fenomeni avrebbero più responsabilità, ma il Napoli non mi pare ne abbia, buoni giocatori sì, fenomeni no. Preso dalla tristezza (più che dalla disperazione) dopo la partita ho twittato a Benitez, ho twittato a Bielsa, ai vecchi allenatori del Giugliano.
Avrei spento prima, ma ho preferito aspettare il momento dell’ingresso di Politano, ammirarlo in tutta la sua inutilità. Appena ha messo piede in campo me ne sono andato io.