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In poco più di un anno il Napoli è riuscito a far disamorare i tifosi

POSTA NAPOLISTA – De Laurentiis cominciò con strane dichiarazioni sulle marchette, poi il ritiro. Un anno di stranezze, di oscure fetenzie

In poco più di un anno il Napoli è riuscito a far disamorare i tifosi
(Hermann / KontroLab)

Lo stato d’animo del tifoso del Napoli forse non è mai stato tanto incerto come in queste ultime due stagioni. Era la metà di ottobre 2019, quando De Laurentiis scelse di anticipare i botti di Capodanno e dare fuoco alle polveri, insieme a tutto il resto, con strane dichiarazioni su marchette, musi lunghi e giocatori in vendita. Ed era invece l’inizio di novembre quando i giocatori si rifiutarono di partecipare al famoso veglione di Castel Volturno. Ma un anno dopo, cosa resta, Coppa Italia a parte, se non un napoletano definitivamente tramortito, spaesato ed incredulo!

Il nuovo corso del Napoli era iniziato con Gattuso e con sei mesi circa di anticipo sui calendari di tutto il mondo. Si era avviato benino, sta procedendo male e per adesso non promette niente di buono. La voglia di seguire le partite (sebbene tutti da remoto) non è certamente la stessa. Se normalmente il tifoso del Napoli, che accada per la Champions o per un esordio in serie C, si aggrappa ai televisori, partecipa, urla e gesticola, confermando la migliore tradizione che ci annovera, al di fuori di qualsiasi deriva folcloristica, come uno dei ‘teatri diffusi’ più espressivi, identitari ed allo stesso tempo universali del mondo, oggi la nostra maschera è ridotta invece a quella di un Pulcinella senza sguardo. Ve la ricordate, certamente, la sbalorditiva lezione di recitazione (o piuttosto di umanità) offerta in televisione da Eduardo De Filippo, quando indossando solamente la maschera di Pulcinella (‘a mezza sola) e il pan di zucchero (‘o cuppulone), riprodusse con la mimica del suo viso le tante emozioni della vita, ovvero il pianto, il riso, la paura, l’odio, l’amore. Era il 1973, e quella trasmissione, curata da Franco Zeffirelli, si intitolava “Pulcinella ieri e oggi”.

La condizione del napoletano però, adesso va anche oltre quella magica rappresentazione. Perché se allora a parlare era la sofferenza soffocata dentro gli occhi tristi sì, ma pur sempre affamati di vita, del nostro amato servitore-filosofo, oggi finanche quell’espressione appare cancellata. Il tifoso-Pulcinella infatti ha gli occhi bendati, non sa dove si trova e non sa dove finirà. E oramai, a dirla tutta, non sa neanche più se gli interessa capirlo davvero. Non è importante nemmeno scoprire se quella benda gliel’hanno imposta, o se invece se l’è messa da sé. E’ bene sapere però, che al momento di riaprire gli occhi, le cose per lui non appariranno più come quelle di prima. E forse sarà meglio così.

‘Vedere’ distrattamente la partita della nostra squadra dallo schermo di un pc portatile poggiato in bilico sul bracciolo del divano e ‘guardare’ contemporaneamente sulla tv da 40 pollici uno sciocco film andato in onda più di cento volte. A questo infatti è ridotta la nostra partecipazione, la nostra passione. E non si dica che è colpa dei risultati o del sogno scudetto già svanito, e senza motivo, anche questa volta. No. È colpa semmai dell’atteggiamento di una società che, nel darsi arie da modello virtuoso, si dimostra semmai un modello autodistruttivo e vizioso, approfittando un po’ troppo del nostro affetto e della nostra allegria, puntando tutto sull’ingenuità del suo innamorato ‘tifoso’.

E come tutti quelli che amano davvero, anche noi preferiamo per adesso tenere gli occhi al riparo. L’elemosina oramai non ci interessa più. Stiamo attendendo solo la fine di una strana commedia in cui, fra una battuta e l’altra, fra un ex milanista e l’altro, in questi ultimi dodici mesi si sono consumate davvero un sacco di oscure fetenzìe. Stiamo solo aspettando che le bende ci cadano finalmente davanti, per ripigliarci in fretta tutto quello che è ‘o nuoste, che ci appartiene!

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