Le nuvole restano, nonostante il gol di Bakayoko. Il Sassuolo di De Zerbi domina in dieci uomini ma è sempre Pirlolandia
FALLI DA DIETRO – 17a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21
Assembramento in vetta.
Il Diavolo tiene.
Le numerose assenze costringono Padre Pioli ad affidarsi ai giovani scovati da Maldini e Massara.
È il turno di Brahim Abdelkader Diaz, malagueno algerino di origine marocchina.
E il ragazzo ripaga.
Spedisce in area Rafael Leao. Tiro in corsa implacabile. Risultato sbloccato dopo mezz’ora di assoluto predominio.
Poi è il Var a prendersi la scena.
Ancora Brahim irresistibile. Contatto in area con il Gallo. Sì proprio lui. Lunghi infiniti minuti per decidere su l’ennesimo rigore dubbio che lo specialista Kessie trasforma.
A inizio ripresa Tonali interviene duro su Verdi. Rigore per Maresca. Ma non per Guida al Var. E il Toro è abbattuto.
Molte facce storte per i tanti rigori assegnati ai rossoneri. Alcuni assai generosi.
Ma occorre anche ammettere che il Diavolo è la squadra più equilibrata e tra quelle che esprimono il calcio migliore.
Con una chiara identità di gioco.
Talmente radicata che le tante sostituzioni non consentono nostalgie per le assenze.
Chi ha una chiara identità di gioco è la Dea.
Inesorabile sotto la pioggia del Vigorito.
Gasp ha definitivamente cancellato il Papu.
Anche grazie a uno stellare Josip Ilicic.
Lo sloveno ormai sembra aver sconfitto per sempre quel mal du siecle che lo attanagliò e che lo accomuna a Baudelaire e i romantici francesi.
Con la ritrovata serenità ora fa quello che vuole con il pallone.
Dieci dribbling tentati. Dieci dribbling riusciti. Monumentale.
All’ora del desinare la più bella partita della giornata.
Uno spettacolo.
I Suninter ribaltano il vantaggio iniziale di Pellegrini grazie a Skriniar e a uno scatenato Hakimi. Spettacolare il suo sinistro nel sette.
Sembra fatta per i nerazzurri.
Ma la gara si trasferisce in panchina.
Fonseca azzecca i cambi. Mister Parrucca no.
Il quale sciaguratamente decide di arretrare.
E difendere il vantaggio inserendo Perisic per Lautaro e poi anche Gagliardini e Kolarov.
Un disastro.
E così alla fine i Sangue-Oro meritatamente pareggiano con un’inzuccata di micidiale di Mancini, su assist di Villar.
Già, Gonzalo Villar del Fraile, scovato nell’Elche da Gianluca Petrachi.
Che stupore. Che personalità questo ragazzo sconosciuto.
Qualcuno lo assimila al suo concittadino Gonzalo Quintero, celebre ballerino di Flamenco. Qualcun altro addirittura a Xabi.
Regista puro sempre a testa alta. Sempre dentro l’azione. Sempre alla ricerca della verticalizzazione.
Invito chi non lo ha ancora visto a goderselo un po’.
Nel perdurante silenzio sul caso Perugia, allo Stadium si inizia con lo show dei portieri da panchina in versione Sanremo.
Berardi come al solito non è in campo contro la Juve.
Sfortunato sto ragazzo.
Contrattura, la versione ufficiale.
Ah, ecco. Nel senso che non può giocare contro la Juve per contratto.
Il Sassuolo ha un allenatore. È intelligente è ordinato è coraggioso.
La Juve no. È questa la differenza.
Partita equilibrata fino al 45esimo quando Obiang entra tosto su Chiesa.
Il mediocre Massa prima sancisce il giallo. Ma Chiffi al Var gli tira le orecchie. No, è rosso. Inutile protestare, è così. E magari stavolta ha anche ragione.
È l’episodio decisivo.
Va subito a segno Danilo con una poderosa roncolata.
Ma De Zerbi non ci sta. E ordina ai suoi di giocarsela.
È Pirlolandia.
Traurè è mostruoso.
Già, Hamed Junior Traorè ventenne ivoriano che il direttore sportivo Giovanni Rossi ha preso in prestito dall’Empoli.
Oro colato per De Zerbi.
Suo l’assist per Defrel.
Sul quale Bonucci fa il salame e il martinicano di Francia lo beffa facile per il pareggio meritato.
È Pirlolandia.
Il Sassuolo domina in 10.
Sembra il segno del destino quando uno straripante Kulusewski, con la giocata della serata, mette il Toy Boy solo davanti a Consigli.
Il Toy Boy dico, solo davanti a Consigli.
E il Toy Boy sbaglia come un principiante.
Ma deciderà il fato.
A otto minuti dal termine Chiriches si lascia sfuggire Frabotta.
È l’unico errore difensivo neroverde.
L’esterno serve l’ectoplasma Ramsey per il vantaggio insperato.
Ci sarà alla fine anche da tirare un rigore.
E allora bisognerà velocemente richiamare il Toy Boy, ancora in vacanza a Dubai, per il solito balletto show.
Gli azzurri scendono al Dacia con ancora addosso il brutto odore lasciato nella Notte della Befana.
La novità è finalmente Amir Rrahmani titolare che Giuntoli – che lenza! – ha in estate pescato dall’Hellas.
Alla parata d’avvio subito imbarazzanti appaiono ai miei occhi pettegoli le maniglie dell’amore ostentate ai fianchi.
Deve andare a cena con Lobotka, dico fra me.
Pensando al ritronfio addome falstaffiano dello slovacco.
Altro furbissimo innesto di Giuntoli.
Che, è il caso di dirlo, e magari anche di ripeterlo, proprio non ne azzecca una giusta. E che forse qualche responsabilità ce l’ha anche lui. Lui e il suo Impomatato presidente.
La partita sembra mettersi subito al meglio. Per via del rigore procurato dal solito Mariachi sempre scintillante e generoso.
Rigore che Pasqua proprio non vorrebbe assegnare, ma di malavoglia è costretto a piegarsi al volere del Var.
Il Pibe di Fratta esegue con freddezza.
Per poi proseguire nel suo disperato precipitare nell’universo Gozzaniano di amate rose non colte.
Sembra mettersi al meglio quando il kosovaro e Meret si ricordano dell’irresistibile gag fantozziana dell’infausto mercoledì ad opera di Llorente ed Elmas.
“Tiri!”. “Mi dà del lei?”. “No, tiri tu o tiro io?”.
L’Albatros friulano poi salverà egregiamente due, tre, quattro volte.
Ci penserà sul finale Baka a regalarci una vittoria tutto sommato non meritata.
Nonostante solite le mille azioni da gol e nonostante il Musso dei miracoli.
Le nuvole restano.
Tutte le nuvole sono uscite dai quadri di El Greco per darsi appuntamento qui, sulla testa del Gattaccio.
La squadra senza identità. Il centrocampo inesistente. Un nervosismo che qua e là affiora.
Già giocato il jolly della sfortuna.
Già giocato quello delle tante assenze.
E se i ragazzi smanettano troppo, cosa che di per sé fa un po’ sorridere, perché non dice loro di smettere?
È un’emergenza. Troppe nuvole. Bisogna provvedere.
Per l’emergenza virus finite le dosi di vaccino in Campania. Ma quante ne ha fatte De Luca?