Rovella sarebbe andato a parametro zero a giugno, ma con uno scambio da 18 milioni le due società hanno ossigenato i bilanci. Da Sturaro in poi è ormai una tradizione
Ieri abbiamo riportato la notizia della plusvalenza da 8 milioni di euro che la Juve ha “fabbricato” con una doppia operazione col Marsiglia: un giovane a me, uno a te, e i bilanci prendono aria. Era solo il penultimo esempio di una pratica finanziaria ormai solare, che la Juve – come molti altri club, anche il Napoli – porta avanti da un po’.
La plusvalenza su Nicolò Rovella, però, merita un capitolo a parte. Con tre affari la Juve ha chiuso col Genoa una partita di giro finanziaria che è ormai una tradizione. L’acquisto a titolo definitivo del centrocampista Nicolò Rovella, e la cessione al Grifone di Manolo Portanova ed Elia Petrelli, ha prodotto plusvalenze in crociate per entrambi i club.
Rovella – che resterà in prestito gratuito al Genoa fino a giugno – è costato alla Juve diciotto milioni di euro. Guarda un po’ il costo dei cartellini di Elia Petrelli (8 milioni pagabili in tre esercizi) e Manolo Portanova (10 milioni pagabili in tre esercizi). Ma Rovella era in scadenza a giugno, e come tale avrebbe potuto andare alla Juve gratis. Invece la Juve ha preferito caricarsi una spesa da 18 milioni (che con bonus può arrivare fino a 20) per chiudere l’affare a giugno.
Alla Juve questo scambio regala plusvalenze per 17,2 milioni di euro: 9,6 milioni per Portanova e 7,6 milioni per Petrelli.
Il Genoa, altrettanto, mette a bilancio una plusvalenza salva-bilancio da 18-20 milioni, una manna. E’ un classico del mercato di gennaio. Nell’esercizio chiuso al 31 dicembre, infatti, finiscono anche le cessioni del gennaio successivo, ed è il motivo per cui ogni anno a gennaio Preziosi vende anche i pezzi pregiati della rosa (i più famosi: Pavoletti al Napoli, Piatek al Milan, e Kouamé alla Fiorentina): sistema i conti in extremis ed evita le conseguenze previste dal codice civile.
La Juve, dunque, si conferma salva-Genoa. La lista degli scambi che gonfia il giro di plusvalenze tra i due club è infinito, ma evidentemente sta bene a tutti. Il nome che per primo evidenziò il sistema fu Sturaro, passato dal Genoa ai bianconeri nel 2014 per 5,5 milioni di euro, bonus fino a 3,5 milioni. Il centrocampista restò a Genova in prestito sei mesi fino a gennaio. E a Genova tornò nel 2019, in prestito per 1,5 milioni con obbligo di riscatto fissato a 8,5 milioni.
Seguirono Mandragora, Rincon, Perin, Favilli e Romero. Sempre con la Juve. I dirigenti del Genoa, interrogati una volta su questo curiosi asse di mercato, dissero: “Dobbiamo guardare all’investimento, ai rapporti, alle collaborazioni…”.