L’ex difensore di Roma e Napoli si racconta in un libro: “Quando vedo i giocatori di oggi con quelle cuffie enormi in testa, impazzisco. Noi eravamo persone vere. Gattuso? Per la Roma sarebbe una scelta intelligente”

Sebino Nela, anzi Sebastiano Nela, si racconta in un libro scritto con Giancarlo Dotto, in cui il protagonista non è il calciatore, come dice lui al Corriere della Sera, ma l’uomo. E l’uomo Nela ne ha passate da farne, appunto, un libro.
L’ex difensore della Roma (e del Napoli) ricorda quando “i rapporti erano diversi. Con i giornalisti, per esempio: entravano negli spogliatoi, si viaggiava insieme sui charter della squadra. La quotidianità impone rispetto, da dare e da avere. Si capiva presto di chi ti potevi fidare e di chi no. Certo, gli addetti ai lavori erano pochi, non come adesso. Quando sento per radio fare certe analisi…”.
“Quando vedo i giocatori di oggi con quelle cuffie enormi in testa, impazzisco. Così ci concentriamo, dicono. Così vi perdete il mondo, dico io. Noi giocatori sul pullman cantavamo gli inni della Roma a squarciagola. C’era il proprietario di un ristorante a piazzale degli Eroi, laziale sfegatato, che ci aspettava e ci urlava: “Bastardi!”. E noi gli rispondevamo: “Pezzo di merda”. Cose meravigliose. È questo che ti carica. E voi vi isolate? Ci sono stati compagni di squadra con cui non ho parlato per un anno, ma in campo diventavano fratelli e guai a chi li toccava. La Lazio di Chinaglia ha vinto uno scudetto e si odiavano”.
Nela parla anche della crisi del Napoli, anche perché a Roma qualcuno l’accosta a quella di Fonseca. Ringhio a Roma è uno degli scenari possibili del futuro?
«La mia Roma era una squadra di campioni ma prima di tutto di uomini veri. E con gli uomini veri non sbagli. Come calciatore Rino si è migliorato giorno per giorno, ha sgomitato per arrivare dove è arrivato. Nessuno gli ha regalato niente. Allora se la Roma non può avere un allenatore da 10-12 milioni all’ anno e se la gente pensa che i calciatori si allenino poco o male, Gattuso per me è una scelta intelligente.
Nel libro Nela racconta di aver sparato a una persona, il pusher che riforniva di droga la sua prima moglie.
“Non era uno stinco di santo. In quegli anni non ero il solo ad avere una pistola. L’ aveva anche Agostino (Di Bartolomei, ndr). Mi chiede se sono favorevole alle armi? No, non lo sono, la mia l’ ho chiusa in un cassetto. Se esci e incontri un altro che ha un’ arma, alla fine sei costretto a usarla. Sono contrario alla liberalizzazione delle armi. Però se guardo all’ economia mondiale vedo che i grandi profitti si fanno con le armi e la farmaceutica. E qualche domanda me la faccio”.