POSTA NAPOLISTA – Quando ha giocato a tre, col vertice basso, il Napoli di Gattuso è stato imbarazzante. Ma i tifosi hanno la memoria corta, anzi selettiva
In estate dicevano che il Napoli non poteva assolutamente giocare con un centrocampo con i due centrali perché non aveva i centrocampisti adatti (e questo nonostante i vari Fabian Ruiz, Demme, Lobotka ed Elmas, prima di approdare al Napoli, avevano tutti giocato sia in un centrocampo con tre centrali che con due, rispettivamente nel Betis Siviglia e nella Nazionale Spagnola Under 21, nel RB Lipsia, nel Celta Vigo e nel Fenerbahce) e che per giocare in quel modo occorreva necessariamente uno come Bakayoko…
Dopo poco viene acquistato Bakayoko ma, nonostante il Napoli abbia offerto le sue migliori prestazioni di quest’anno proprio giocando con i due centrocampisti centrali (secondo tempo a Parma e Genoa con Fabian Ruiz e Zielinski, Atalanta con Bakayoko e Fabian Ruiz, secondo tempo con la Sampdoria con Demme e Zielinski, Roma e gli ultimi 30 con l’Inter con Demme e Fabian Ruiz), secondo i tantissimi “competenti di pallone” nostrani per giocare in questo modo devono giocare sempre Demme e Bakayoko.
Il Napoli gioca con Demme e Bakayoko a centrocampo ma per i soliti noti manco va bene perché bisogna giocare con i tre centrocampisti centrali con il vertice basso.
Il Napoli gioca con i tre centrocampisti centrali con il vertice basso e, come aveva già accaduto all’andata nel primo tempo con il Parma, bissa una prestazione a dir poco imbarazzante, dove di buono c’è stato solo il risultato finale (messo tra l’altro al sicuro solo dopo aver adottato uno schieramento iperdifensivo con tre difensori centrali, due esterni bassi, più Bakayoko e Demme a centrocampo).
Gattuso allora, evidentemente consapevole che se il Napoli avesse giocato contro l’Atalanta come aveva giocato fino al 77esimo con il Parma avrebbe subito una probabile golaeda, facendo una delle scelte più intelligenti degli ultimi mesi, conferma lo schieramento iperdifensivo visto negli ultimi 15 minuti con il Parma e, nonostante il Napoli sia riuscito nell’intento di mantenere la porta inviolata e, pertanto, di tenere aperto il discorso qualificazione con due risultati su tre a favore (tra l’altro anche i bookmakers adesso danno il Napoli favorito per l’accesso alla finale), giù polemiche a non finire, sostenendo che il Napoli non può assolutamente giocare con tre difensori centrali, due esterni bassi più Bakayoko e Demme (che nel giro di qualche settimana è passato da “geometra del centrocampo” ed erede di Jorginho a “medianaccio”…), che giocando con sette uomini difensivi il Napoli non segnerà mai, e che, tanto per cambiare, il Napoli non ha i calciatori adatti per giocare in questo modo (in particolare gli esterni bassi che, secondo i più, non sarebbero portati a giocare “a tutta fascia”).
Evidentemente in tanti dimenticano (o fingono di dimenticare) che il Napoli di Reja giocava con Grava e Savini (due esterni bassi da difesa “a quattro” e che spesso sono stati impiegati anche da centrali in una difesa “a tre”) come esterni di centrocampo, con Blasi e Gargano (due veri “medianacci” al cui confronto i piedi di Bakayoko e Demme sembrano quelli di Xavi e Iniesta) a centrocampo e con Hamsik (un centrocampista offensivo) a supporto di Lavezzi e Zalayeta.
Una squadra, sulla carta, ancora più difensiva di quella mandata in campo da Gattuso contro l’Atalanta, eppure quel Napoli vinse 5-0 a Udine, realizzò 4 reti in trasferta all’Olimpico contro la Roma di Totti e Spalletti in uno scoppiettante 4-4 e sconfisse tutte le “big” del campionato, dalla Juve al Milan di Ancelotti (con Pirlo e Gattuso in campo), dalla Fiorentina di Prandelli e Della Valle (che quell’anno si classificó quarta qualificandosi ai preliminari di Champions League) all’Inter campione d’Italia (quest’ultima presa letteralmente a pallonate, in una gara in cui l’1-0 finale, con tanto di rigore sbagliato da Zalayeta, non rese giustizia all’enorme mole di occasioni da rete che il Napoli creò durante l’incontro), a dimostrazione che, anche mandando in campo una squadra con tanti calciatori difensivi, con l’atteggiamento e la mentalità giusta si può creare (e realizzare) tanto.
Si vede che in tanti a Napoli soffrono di memoria corta (o forse sarebbe più corretto parlare di “memoria selettiva”) e tendono a rimuovere ciò che non fa comodo alle loro tesi: solo così si può spiegare, ad esempio, il fatto che molti non ricordano che il Napoli, due estati fa, acquistò Di Lorenzo dall’Empoli che in Toscana era stato protagonista di un campionato superlativo proprio giocando da esterno destro “a tutta fascia” nel 5-3-2/3-5-2 disegnato da Iachini prima e da Andreazzoli in seguito (per la cronaca l’Empoli iniziò il campionato con Andreazzoli giocando con una linea difensiva a quattro, per poi, con l’avvento in panchina di Iachini, passare ad una difesa con i tre centrali, assetto tattico confermato in seguito dallo stesso Andreazzoli quando fu richiamato in panchina). Eppure secondo tantissimi conoscitori di calcio partenopei, Di Lorenzo può giocare soltanto in una difesa “a quattro”!
La verità è che molti napoletani sono convinti che si può e si deve giocare a calcio solo ed esclusivamente con un determinato sistema di gioco (quello che prevede la presenza di due difensori centrali e tre centrocampisti centrali col vertice basso), ritenuto dai più la “panacea di tutti i mali”, nonché l’unico previsto, e non ammettono né tollerano altre soluzioni tattiche, anzi inorridiscono al solo pensiero che il Napoli possa adottare un assetto diverso da quello che loro preferiscono; da qui la “demonizzazione” di ogni sistema di gioco che non sia quello, ricorrendo anche a bugie e mistificazioni della realtà.
Eppure dando uno sguardo alla classifica di serie A emerge che tra le prime nove squadre ben cinque (Inter, Roma, Lazio, Atalanta e Verona) giocano con i tre difensori centrali mentre tra le restanti squadre di medio-alta classifica che giocano con i due difensori centrali Milan, Sassuolo e Juventus giocano con i due centrocampisti centrali: in pratica soltanto a Napoli in tanti sono rimasti ancora legati ad un sistema di gioco che, come visto, ormai nessuno adotta più.
Evidentemente da queste parti deve vigere una strana legge “divina” che, parafrasando il primo dei Dieci Comandamenti, recita più o meno così: “non avrai altro modulo all’infuori del… quattotettè!”