A Specchio: «Il tennis è cambiato quando sono cambiate le racchette, i materiali, il tipo di impugnatura. Tutti hanno iniziato a picchiare più forte. Noi ci siamo divertiti, e giocavamo bene, oggi è tutto più veloce».
Il settimanale de La Stampa, Specchio, ospita una lunga intervista a Bjorn Borg. Quest’anno compirà 65
anni.
Dopo Federer il tennis rischierà la noia? Gli chiedono. Risponde:
«A me piace guardare il tennis. Lo seguo al 100 per cento e continuerò a farlo. Il 2020 è stato ovviamente difficile, ma ogni anno vado a vedere qualche torneo, perché mi diverte. Il livello oggi è incredibile, sono in tanti a giocare molto bene. Dobbiamo superare questo momentaccio, poi riavremo un grande spettacolo. Il futuro non mi preoccupa».
Parla del suo rapporto con Federer e Nadal, dice che con loro si capisce «alla perfezione» e che è
«impressionato da quanto sono motivati e concentrati in campo. E sono grandi persone anche al di fuori del tennis».
Su Adriano Panatta:
«Ogni volta che mi trovavo di fronte Adriano lui giocava splendidamente. E quel che è peggio, io sapevo che sarebbe andata così. Le due volte che mi ha battuto a Parigi ha meritato, perché ha giocato meglio di me. Era un avversario molto tosto, ma i più forti sono stati McEnroe e Connors».
Oggi vorrebbe sfidare più Federer, Nadal o Djokovic? Risponde:
«Tutti e tre. Perché mi diverto tantissimo solo a guardarli, figuriamoci a giocarci contro».
Racconta come è cambiato il tennis, rispetto ai suoi tempi.
«Il tennis fra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli’80 è cambiato soprattutto perché sono cambiate le racchette, i materiali, il tipo di impugnatura. Tutti hanno iniziato a picchiare più forte. Non si può paragonare neanche lontanamente il tennis dei miei tempi a quello di oggi, è come passare dalla notte al giorno. Noi ci siamo divertiti, e giocavamo bene, ma come negli altri sport le cose sono cambiate parecchio. Oggi è tutto più veloce».
Ma pensato di fare il coach, dice.
«No, non ne ho intenzione. Bisogna viaggiare molto, e io l’ho già fatto come tennista. Poi credo che se mi ritrovassi in tribuna a guardare le partite finirei in fretta per chiedermi: ma che cosa ci faccio qui? E avrei voglia di tornarmene a casa».
Che cosa cambierebbe nel tennis?
«Si giocano tanti tornei, forse troppi. Il tennis muove grandi interessi, grazie anche agli sponsor è diventato uno degli sport più importanti del mondo, quindi lo capisco. Ma per me se giocassero un po’ meno sarebbe meglio».