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«Fate presto» è arte contemporanea. Non vi è chiaro come non vi è chiaro il Napolista

Grande scalpore sui social, i nostri lettori in privato non ci hanno detto nulla. Dopo dieci anni, non è chiaro che il Napolista è un giornale politico

«Fate presto» è arte contemporanea. Non vi è chiaro come non vi è chiaro il Napolista

È impossibile trattenere l’immenso stupore per le reazioni che il titolo del Napolista di ieri sera “Fate presto” ha scatenato un po’ in giro. Soprattutto sui social. Perché dobbiamo anche dar conto di uno strano fenomeno: riceviamo, per dirla alla Nanni Moretti, quotidianamente molte email ma stavolta nessun lettore si è soffermato sul titolo. Probabilmente, ci piace pensarlo, perché la nostra platea di lettori non si è minimamente scomposta, anzi ha apprezzato. Non per vantarci, ma il Napolista vanta lettori molto intelligenti. E da oltre dieci anni, invece, a forza una corrente vuole trascinarci sul terreno del perfettinismo, dell’essere conformisti, o dell’essere tifosi faziosi. Ancora oggi, per fare un esempio, riceviamo – sempre sui social – commenti quando scriviamo della Juventus, dell’Everton, e ci dicono puntualmente che noi dobbiamo scrivere solo del Napoli. Insomma non hanno capito niente del Napolista.

Il Napolista, ce ne picchiamo, è un giornale autenticamente politico. Con un’idea chiara di Napoli. E anche del giornalismo. Che usa il pallone come pretesto. Adesso che dobbiamo fare? Dobbiamo metterci a spiegare che “Fate presto” è un’opera d’arte? Che quella prima pagina è stata esposta al Moma? Che piacque terribilmente a Andy Warhol? Davvero dobbiamo difenderci dalle accuse di aver mancato rispetto a chi – tra cui noi, perché c’eravamo – le conseguenze di quel terremoto le hanno subite? Non ci avrete mai.

Il Napolista è un luogo diverso. Nessuno vi chiede di aderirvi. Però non chiedeteci di uniformarci al modello informativo imperante, rassicurante, del ciu-ciu-ciu. Da quel treno siamo scesi – PER SCELTA – oltre dieci anni fa. Altrimenti ci saremmo messi a fare altro. Quel titolo è arte. Che va oltre la genialità di Roberto Ciuni, Pietro Gargano, Carlo Franco (se non sapete chi sono, fatevelo spiegare). Grazie a loro, grazie a Andy Warhol, oggi è patrimonio di tutti. Se volete vederci altro, liberissimi di farlo. Ma ovviamente non chiedeteci di aderire. Quel titolo è perfetto per la situazione del Calcio Napoli. Perché noi raccontiamo del Napoli a persone che consideriamo intelligenti. E che spesso non seguono nemmeno tanto il calcio. E non c’entra niente la mancanza di rispetto per le vittime di quella tragedia. Quella foto la rimettiamo, con Andy Warhol. Con una preghiera: non cercate dal Napolista quel che il Napolista non potrà mai darvi.

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