Voglio proprio vincere le prossime due partite. Perché non voglio più trovare all’indomani di una notte sconfitta l’ultimo bicchiere mescolato a cenere di mozziconi e tristezza.
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 21a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21
Prove di discontinuità.
Draghi che inceneriscono i rinascimentali nell’anticipo e balzano in temporanea vetta.
Troppe assenze tra i viola. Troppo superiori i nerazzurri che incoronano il capitan futuro Nicolò Barella.
Destro a giro imparabile che sblocca la partita e una gara tutta da gran trascinatore.
“E’ ormai ufficialmente il miglior giocatore italiano. Io ne sono orgoglioso perché rappresenta Cagliari e la Sardegna, come la rappresentavo io”. Queste le belle parole di encomio di Gigi Riva.
Draghi re per due notti, dunque.
Ad essere precisi Draghi ancora per poco. Dopo la stretta agli investimenti ordinata dal governo di Pechino, Suning ha deciso di vendere ed è a caccia disperatissima di compratori.
Che poi, non so voi, ma per me i Draghi vanno uccisi.
Lo dicono anche le fiabe.
Lo sanno anche i bambini.
L’Italia invece, che è uno strano Paese, i Draghi li santifica.
E attribuisce loro poteri sovrannaturali e miracolosi.
Addirittura quelli di trasformare un pericoloso sovranista populista in 24 ore in un convinto europeista.
E ora – come annuncia il Sommo Marco Quotidiano – può salire sulla nave di Carola a prendere il sole con Delrio, Orfini, Fratoianni e Faraone. Fino al prossimo sbarco.
Partita non brutta allo Stadium. Partita bruttissima.
Bisogna dosare le energie.
E il Pirlocchio cambia copione. Non più dominante ma attendista.
Un po’ acciughina, insomma.
La Juve bada al sodo, abbassa il baricentro e lascia alla Roma il possesso. Gran calcio dei Sangue Oro che per lunghi tratti dominano.
Ma la squadra di Fonseca è poco consistente in zona gol e perde l’ennesimo scontro diretto del suo campionato.
Ma che gustoso il siparietto che ci regala il Toy Boy.
A metà primo tempo va vicino al secondo gol personale. Ma il suo tiro sbatte sulla traversa interna e torna in gioco.
Il fuoriclasse portoghese non si fida, non crede alla Goal-line technology e vuole controllare di persona l’orologio dell’arbitro Daniele Orsato.
Non può farlo. Andrebbe ammonito secondo regolamento.
Ma c’è confidenza fra i due.
Grasse risate da parte del direttore di gara, divertito dalla trovata e dalla testardaggine del simpatico Toy Boy.
Il quale, per ricambiare, dovrebbe almeno consigliare all’amico di contattare velocemente il suo dentista.
Visto che il sorriso non è l’elemento di maggior fascino del signore di Schio.
C’è amicizia fra l’arbitro gli ergastolani.
Consolidata qualche minuto prima.
Quando Rabiot stende Villar in area e Orsato non interviene.
Né lui né i quattro amici al Var.
La Dea vince la partita. Poi la butta via.
I nerazzurri ne fanno tre in una ventina di minuti nel primo tempo.
Poi Rincon dà una palla a Belotti, che al solito parte a testa bassa verso l’area.
Si infila tra Romero e Toloi, e poi finisce a terra.
L’arbitro Forneau fischia la punizione dal limite, estraendo il giallo.
Il Toro avrebbe bisogno di quella punizione, per provare una qualche reazione.
Ma il Gallo fa no con l’indice.
“Arbitro non è fallo!”.
“Grazie” risponde Forneau, che cancella anche l’ammonizione.
Stretta di mano.
La rimonta Toro parte da lì. Da quel gesto leale.
Ed è una rimonta da applausi.
Gira tutto bene per i Diavoli.
Ci pensa Ibra a scuotere l’approccio morbido dei rossoneri contro i calabri caparbi. Doppietta e traguardo 500 gol.
I rossoneri si riprendono la testa della classifica e ormai non si possono più nascondere.
Questo Milan è da scudetto.
Non gira niente bene dalle nostre parti.
E io mi sento sempre più giù.
La squadra è viva e parte a razzo.
Ma viene stesa da due pacchiani errori difensivi.
Due sberle capaci di annientare un gigante.
Ma la squadra è viva.
E continua a combattere e combatterà fino all’ultimo minuto, contro se stessa e una matrigna sorte.
Non di pareggiare, ma di vincere avrebbe meritato, una squadra così viva
Perché il Napoli ha dominato.
E i grifagni grifoni, dopo le due beffe, non hanno potuto fare altro che difendere.
Il Napoli ha dominato grazie a un impeto nervoso, a un ardore agonistico in verità del tutto inconsueto, che ha molto sorpreso.
A questo dominio c’è da aggiungere il rigore sacrosanto, solare ignobilmente negato all’ultimo minuto.
E si perde così ancora una volta l’occasione di agganciare la Champions.
La vita come il calcio ha componenti imponderabili.
Il Napoli ha dominato. Ma confusamente.
Perché l’organizzazione non c’è. In nessun reparto.
In difesa. Dove la costruzione dal basso è affidata a uomini che mal si adattano.
In centro. Dove Dunga Demme è solo ed è sempre fuori posizione da metodista.
Perché il Diamante macedone vaga in cerca di un posto al sole che non trova mai.
Perché il Signorinello Pallido, non possiede nell’aurea faretra il dardo dell’incontrista.
In attacco. Dove si continua a sbagliare troppo.
Sotto accusa ancora il Gattaccio.
Che paga anche colpe non sue. Perché ci sono gigantesche responsabilità che coinvolgono tutta l’area tecnica la quale ha da anni una gestione assolutamente approssimativa.
Ormai il Gattaccio è sull’uscio con la valigia in mano.
Mentre lo attendono in settimana due appuntamenti da urlo.
La qualificazione per la finale di Coppa. E il big match contro la Juve.
E io voglio proprio vincerle queste due partite.
Perché voglio tornare a scattare dal divano indolente con rinato impeto ventenne. E riabbracciare mogliera e figliolanza sorpresi e ignari.
Perché non voglio più trovare all’indomani di una notte sconfitta l’ultimo bicchiere mescolato a cenere di mozziconi e tristezza.
E se mai si dovesse malauguratamente perdere, allora vorrei perdere, si. Ma meritatamente.
Senza intrusioni.
Senza notti insonni a fanculare la sfiga o i favoreggiamenti.
Sono tifoso di una squadra che perde spesso.
E mi sento sempre più giù.
Ancora accusato di essere un incompetente il Gattaccio.
Ma di questo nel nostro Paese non c’è da preoccuparsi.
Basta un minimo cambio di vento e in Italia l’incompetente di prima, diventa poi miracolosamente Premio Nobel ah honorem.
Vedi i ministri del precedente governo. Tutti considerati poco più che analfabeti.
Però se ora passano coi Draghi diventeranno draghi immediatamente.
Per contagio.
Quando i ricchi e i poveri applaudono la stessa persona, vuol dire che i poveri non hanno capito un cazzo!