Il tennista greco racconta la svolta della sua vita alla BBC: “E’ stato un miracolo, mio padre è un eroe. Nel giorno in cui avrei dovuto morire sono diventato un campione”

Nell’ottobre 2016 Stefanos Tsitsipas ha 18 anni. E’ già una promessa mondiale del tennis. Nuotando al largo della costa di Creta con un amico viene trascinato in mare aperto da una corrente improvvisa. In un potente video di nove minuti pubblicato sul suo canale YouTube Tsitsipas descrive l’orrore dell’esperienza che ne è seguita: di come si sentisse totalmente impotente, convinto che sarebbe morto, di come in pochi minuti fece pace con la morte, mentre i ricordi della sua infanzia gli balenavano nella mente. Quel giorno, dice il tennista greco, è nato un altro Tsitsipas. Il campione.
In attesa di esordire agli Australian Open Tsitsipas ne parla con la BBC: riflette sul modo in cui l’incidente è maturato e lo ha cambiato, su come lo abbia reso “senza paura”. Lo chiama “il giorno in cui avrei dovuto morire”.
Fu Apostolos, il papà, a salvare entrambi i giovani. Nuotando dietro di loro e riuscendo a trascinarli a riva. “Quello che è successo è stato il risultato di un meccanismo che tutti gli esseri umani hanno dentro, in particolare i genitori”, dice Apostolos. “Quando questo meccanismo si attiva magicamente, come quel giorno, avvengono i miracoli. Una condizione essenziale perché ciò avvenga è la fede incondizionata che abbiamo in ciò che facciamo e in ciò che amiamo. Ciò che è accaduto ha confermato l’amore e la fede che abbiamo l’uno per l’altro, che i sacrifici che facciamo non sono vani”.
Nel video, Tsitsipas dice di suo padre: “Se fossimo morti quel giorno, l’avremmo fatto insieme. E’ stato un eroe. Quello è stato il giorno in cui ho visto la vita con una prospettiva diversa. Ora capisco meglio la vita, prendo decisioni migliori”.
E’ arrivato a Melbourne con una maglietta della sua infanzia in valigia, una maglietta con la scritta: USSR 1956. Nel 1956, il nonno materno di Tsitsipas, Sergei Salnikov, divenne un campione olimpico a Melbourne, giocando come attaccante per la squadra di calcio dell’Unione Sovietica.
E’ notorio che la famiglia significhi moltissimo per Tsitsipas. Ha iniziato a giocare giovanissimo, incoraggiato e assistito da genitori con un background nello sport. Sua madre Julia Apostoli era lei stessa una professionista e lei e il marito Apostolos Tsitsipas lavoravano come maestri di tennis alla periferia di Atene.
Alla ATP Cup nel gennaio 2020, Tsitsipas ferì accidentalmente suo padre mentre spaccava una racchetta in campo. Un mese dopo, a un evento a Dubai, disse che a volte sentiva i suoi genitori “troppo coinvolti” nella sua carriera. In risposta, sua madre si presentò in conferenza stampa, ponendogli una serie di domande sull’importanza della famiglia per il successo nel tennis, mettendo il giovane in una situazione davvero imbarazzante.
Tsitsipas ora dice: “Con mio padre funziona abbastanza bene. Abbiamo una buona chimica. A volte litighiamo ma alla fine non ci separiamo, siamo sempre qui l’uno per l’altro. È una persona molto buona, ha un buon cuore. La mia famiglia è la mia stabilità e devo molto a loro”.