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Tom Brady è stato per Tampa Bay quel che il Napoli non ha voluto rifiutando Ibrahimovic

POSTA NAPOLISTA – In panchina i Buccaneers hanno un leader calmo che impone ai giocatori la cura degli obblighi familiari prima ancora di quelli agonistici

Tom Brady è stato per Tampa Bay quel che il Napoli non ha voluto rifiutando Ibrahimovic

Cari Napolisti, sto leggendo con grande attenzione e piacere le vostre analisi (secondo me perfette) sull’attuale crisi del Napoli, e in realtà la conferma indiretta di quanto da voi sottolineato in questi giorni arriva nelle ultime ore dall’America, con la vittoria dei Tampa Bay Buccaneers nel Super Bowl.

Mi permetto di fare un parallelo tra il mio amato Napoli ed i campioni di uno sport che adoro (francamente, troppo poco capito in Italia): fino a pochissimi anni fa, i Buccaneers erano una squadra paragonabile al Frosinone – con tutto il rispetto per lo stesso: ciò che intendo dire è che erano una squadra piccola, rappresentativa della “provincia americana” (se così possiamo chiamarla).
Usando con intelligenza le possibilità offerte dallo spoil system dei draft sportivi americani (dove le squadre più piccole hanno diritto a scegliere, per prime, i giovani più promettenti), hanno creato una squadra di giovani talenti a cui hanno sapientemente aggiunto un manipolo di giocatori d’esperienza, tra cui il migliore di tutti: Tom Brady.
Tom Brady è letteralmente, nel football americano, quello che Maradona è stato nel calcio: classe pura, forza fisica e psicologica inarrestabile (almeno in campo), parabole di decine di metri che immancabilmente, come i cross di Diego, finiscono con precisione millimetrica tra le braccia dei compagni (uno su tutti: Rob Gronkowski, altro “vecchietto”).
Brady ha insegnato, ai giovani di cui si è circondato, la fame di vittorie ed i trucchi necessari ad ottenerle: quell’esperienza da grandissimo campione cui il Napoli ha rinunciato, rinunciando ad Ibrahimovic.
Se poi ci aggiungiamo che l’head coach dei Buccaneers, Bruce Arians, è famoso per metodi che impongono ai giocatori la cura degli obblighi familiari prima ancora di quelli agonistici, ne viene fuori il ritratto di una squadra guidata da un Leader Calmo e da un manipolo di vecchie glorie che, insieme, stanno plasmando una nuova generazione di campioni: tutto quello che il Napoli avrebbe potuto essere con Ancelotti e gli innesti da lui suggeriti, e che invece non è stato.
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