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Una vittoria di Pirro? L’importante è che non sia stata di Pirlo

Il successo sulla Juventus è il successo di Insigne, di Meret, di Rrahmani, di Lozano, di Gattuso. Il Parrucca assatanato è ora primo in classifica

Una vittoria di Pirro? L’importante è che non sia stata di Pirlo

FALLI DA DIETRO – 22a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21

Sorpasso.
L’evento più volte annunciato e tanto atteso stavolta è una realtà.
Sarà difficile scalzarli da lì.
A meno di un futuro clamoroso ritorno dell’armata savoiarda.
Per ora costretta a rinculare frignante.

Solo complimenti per gli azzurri.
Era il momento peggiore dell’anno.

Si veniva da quattro sconfitte nelle ultime sette.

Una squadra decimata da infortuni e covid.

Un allenatore sull’uscio rabbercia una formazione che è comunque migliore di quella presentata dal benedicente Salvator Mundi al Quirinale.

I soldi tornano al Nord, nelle mani della destra.
Il Sud continuerà a vedere le partite.

E noi vediamo le partite.

Era il momento peggiore dell’anno.
Non era il momento per il bel gioco.

Era il momento dei muscoli e del cuore. Del carattere e del coraggio.
E forse anche di quel famoso veleno, oggetto di tanta ironia.

È stata una vittoria sofferta. Ma è stata una vittoria. Che manda al diavolo la sfiga, le malelingue e i musi lunghi.

È stata una vittoria di rigore.
E la cosa fa andare su tutte le furie il Pirlocchio.
Perché secondo la sua tutta juventarda ottica la manata del Macaco su Rahamani non era punibile.
Qualcuno lo calmi e gli dica a bassa voce che ce n’era anche un altro di rigore.
Episodio di qualche minuto prima. Sempre protagonista il Macaco, sempre su angolo. In elevazione, il pallone impatta il braccio allargato secondo lo stile incomparabile del livornese.
L’arbitro cieco. Var spento. Immagini Sky cancellate,

E la vittoria di tanti. E tanti ne avevano diritto.

È la vittoria del Pibe.
Il fratello furbo di Jack la Cajenne torna dal Var a testa bassa e fa segno che purtroppo è rigore.

Lorenzo prende il pallone. Gli pesa una tonnellata, quel pallone.

Lo sistema per bene, con cura sul dischetto. Non proprio al centro, ma un po’ più avanti, un po’ spostato a destra.
Poi indietreggia. Si asciuga il sudore. Un occhio alla porta un occhio alla palla.
E aspetta il fischio.

E’ un tempo infinito.
E’ il tempo infinito di ansia e di sofferenza.
E’ il tempo infinito dei mille pensieri.

Dai Lorè, forza non ci pensare, è un rigore. Che sarà mai un rigore.
E se poi sbaglio? Con la sciorta che tengo. Chi li sente a quelli.
Vado via. Sì, è la volta che vado via.
Ma vaffanculo, che cazzo zompi tu davanti a me? Mo’ ti faccio vedere chi sono io. Mo’ è il momento, e mi levo i paccheri dalla faccia. Che da allora non ci ho dormito tre notti. Tre notti non ci ho dormito.

Mannaggia dovevo pisciare. Non sono andato a pisciare.
Vai Lorè, non ti sto dicendo che è facile. Ma ne vale la pena, vai.
Dovevo farlo tirare a Piotr. Lui li tira bene. E così mi toglievo da questo casino.
Vai, Lore mi sembri il fratello del cazzimbocchio. E tiralo stu rigore e chi s’è visto s’è visto.

Fischio.
Rincorsa. Sei passi. Lorenzo colpisce di interno destro. La palla s’impenna.
Maro’, lo dicevo io!
La palla si alza sotto la traversa. E entra! Goool!
Riscatto del coraggio.
Grazie, Lorè. Grazie, da oggi Pibe del Vesuvio.

È la vittoria dell’Albatros del Friuli.
Da tempo ormai appassito e rassegnato al gelo di una panchina d’inverno.
Entra a freddo. Per l’improvviso infortunio del Cafetero durante il riscaldamento.
Entra contro la Juventus.
Entra nel momento peggiore dell’anno.
Salverà la sua porta in almeno tre occasioni.
Ditemi voi se questo non è un talento puro.

È la vittoria del kossovaro Amin.
Deriso per quell’improvvido errore a Udine, nel suo esordio da titolare.
E da allora abbandonato in magazzino a fare il caffè insieme a Starace.
Giganteggia. In marcatura e in anticipo.
Anche contro il divo Toy Boy.

A proposito del quale chiederei al Pirlocchio di impartirgli un po’ di lezioni sui calci piazzati.
Visto che il divo proprio non ne azzecca uno.

E’ la vittoria del Mariachi.
Il suo urlo strozzato al 95° è commovente.

Proprio lui, per un anno considerato un’autentica fregatura e un lavativo.
Lui che fu scacciato da Castelvolturno prima della finale di Coppa Italia dell’anno scorso.
Proprio lui, che rimane in campo nonostante il dolore alla gamba perché non ci sono più cambi.
Proprio lui sventa l’ultimo attacco bianconero scaraventando stampella e pallone in fallo laterale con un gesto eroico che speriamo non gli costi caro.
Ma quell’urlo di dolore lo promuove ufficialmente a pieno titolo autentico scugnizzo napoletano.

E’ anche la vittoria del Gattaccio.
Che ne ha ingoiate tante. E che resiste in trincea sommerso dall’abbraccio dei suoi ragazzi tutti a lui fedeli.

E’ stata una vittoria di Pirro? Godiamocela, per ora. L’importante è che non sia stata la vittoria di Pirlo.

Lasciatelo cantare.
Italiano è un allenatore vero.
Una squadra che gioca a memoria e che copre tutti gli spazi a una velocità pazzesca.
Vittoria dal sapore di casa. Due gol di due ragazzi spezzini.

Simone Bastoni.
Cresciuto nel settore giovanile. Studiava ingegneria e ha lasciato tutto per il calcio.
Fino all’anno scorso era una mezzala.
E’ stato Vincenzo Italiano in estate a dirgli che avrebbe giocato terzino sinistro.
Lui è un po’ perplesso, ma alla fine si convince.
Si è adattato talmente bene al ruolo, da siglare quattro assist in dodici partite.

Segna sotto la Curva Ferrovia con una fiondata di mancino che inchioda il Topone Gigante.

Giulio Maggiore.

Un passato da rossonero, guarda un po’ che combinazione.
Ma la nostalgia di casa lo fa tornare a La Spezia.
Contro la sua ex squadra sfodera una prestazione strepitosa a tutto campo.

Il Milan probabilmente non si aspettava un simile stato di forma da parte dei liguri.
Sbaglia l’approccio, crolla incredibilmente e cede il primato.

Ed eccolo finalmente in vetta il Parrucca assatanato.

C’è da scommettere che non lo lascerà più quel posto.
Considerando anche il fatto che è uscito da tutte le Coppe.
Non sbavo per lui, ma nello gestire una sola competizione è il migliore.

Vantaggio su rigore.
Poi nerazzurri sempre a difendere.
La partita la fanno gli Aquilotti e pagano una giornata poco brillante dei suoi uomini chiave.

Tutti pazzi per Romelu Lukaku.
Mi chiedo come faccia un omone così grande e grosso ad avere un’agilità da scoiattolo. Mostruoso.

L’ultima volta che ho festeggiato San Valentino, lui era ancora vivo.

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