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Allegri: «I giocatori sono diventati uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi»

A Sky Sport: «Il mio futuro a Napoli o a Roma? Non so ancora niente. Il calcio italiano dovrebbe interrogarsi e tornare a mettere al centro i calciatori»

Esordisce con una battuta al suo arrivo nel salotto di Sky Sport Massimiliano Allegri

«Sono due anni che non parlo, speriamo che non dica troppe cazzate»

Poi subito la domanda che tutti si aspettavano sul suo futuro che molti vedono a Napoli o Roma

«Non so ancora niente e stasera per me è un piacere per fare una chiacchierata. Ultimamente ho visto un po’ di partite e mi immedesimavo nell’allenatore per vedere le sostituzioni e non ne indovinavo una. Ho fatto un po’ di riflessioni, credo che in questo momento il calcio italiano ha bisogno di rimboccarsi le maniche, che le eliminazioni in Europa debbano far riflettere. Ho avuto la fortuna di essere cresciuto con allenatori vecchio stile. La parola equilibrio serve nel calcio come nella vita. Quando sento parlare di moduli e intransigenza non sono d’accordo. Il calcio è una roba seria. Credo che innanzitutto bisognerebbe mettere la centro il giocatore e lavorarci. La tattica serve perché nessun allenatore non organizza la squadra però poi ci lamentiamo quando andiamo in Europa. Dobbiamo farci delle domande. Bisogna ricominciare a lavorare nel settore giovanile, ma non tanto per farlo. I giocatori sono diventati uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi. Sono uno che mi emoziono, sono stato innamorato perso dei miei giocatori. Non si può partire da un’interpretazione se poi non abbiamo gli interpreti giusti. Non so se Porto e Borussia siano più forti, so che se siamo nel 2020 dobbiamo tornare all’ABC del calcio. Non tutto è uguale nel calcio. È vero che tutti fanno la costruzione da dietro, ma si deve far capire come si deve fare e quando, perché non sempre si può fare. Non sono più bravi i calciatori del Lisbona e del Porto che quelli della Juve, a volte sono anche sfortunati»

Sull’addio con la Juve

«Siamo arrivati alla separazione in modo naturale. C’erano delle divergenze. Eravamo anche d’accordo quasi su tutto, ma alla fine la scelta è stata del presidente. Sono in ottimi rapporti con Agnelli, sono stati 5 anni meravigliosi e irripetibili in cui ci siamo divertiti e sono state fatte delle scelte di mercato importanti»

Torneresti alla Juve?

«Andre sta facendo un buon lavoro. Non lo so, adesso non si può dire»

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