Il grande “cattivo” dell’Operacion Puerto che scoperchiò il doping nel ciclismo: «Ho lavorato con medici del Real Madrid? Non rispondo»

Il dottor Eufemiano Fuentes, il dottor doping, non può fare a meno di far parlare di sé. Il grande “cattivo” dell’Operaciòn Puerto, che nel 2006 scoperchiò uno scandalo nel ciclismo che coinvolse atleti famosissimi come Jan Ullrich e Ivan Basso, ormai in pensione, ha raccontato sé stesso e un po’ di aneddoti inquietanti in una intervista morbosa con Jordi Évole, in onda in Spagna su La Sexta. Mettendo in mezzo, anche, il Real Madrid.
Una delle storie riguarda lo zio di Fuentes, un ricco industriale del tabacco delle Canarie che fu rapito a metà degli anni ’70 e trovato morto, mutilato fino al punto di non essere identificabile, proprio il giorno in cui Fuentes si diplomò dottore.
Un’altra storia riguarda suo cugino, Eufemiano Fuentes, processato davanti alla Corte Suprema spagnola per aver squartato una prostituta di 24 anni ubriaca, prima di gettarla in un cassonetto.
Fuentes, il dottore che per anni ha pompato gli atleti con sostanze vietate, o col proprio sangue, tutto sommato ne esce meglio.
In quella che Fuentes dice essere l’ultima intervista della sua vita parla di molte cose, compreso due “bombe”. La prima è che afferma di essere stato vittima di un complotto politico dell’allora governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero, su istigazione dell’ex Segretario di Stato per lo sport Jaime Lissaveztky con l’aiuto di Fermín Cacho, il campione olimpico di atletica leggera del 1992. La seconda la lascia intendere: potrebbe aver avuto a che fare col Real Madrid. “È così importante?”, chiede dopo un lungo silenzio.
Fuentes era lui stesso un atleta, un quattrocentista, specializzato in ginecologia “perché non c’era medicina sportiva in Spagna negli anni ’70”. Ha viaggiato nell’Europa dell’Est, e sostiene di aver corrotto i suoi colleghi con poche centinaia di dollari per scoprire i segreti dei successi sportivi del socialismo reale. Una vita come un film di spionaggio.
Fuentes è diventato il medico dei migliori atleti spagnoli negli anni ’80. Prima di arricchirsi come medico del ciclismo, ha detto di aver assistito circa 15 atleti spagnoli ai Giochi di Barcellona nel 1992. Tra cui forse Fermín Cacho, che all’epoca vinse i 1500 metri e divenne uno dei più grandi eroi dello sport spagnolo. Anche se ora dice di non ricordarlo.
Si dice che Cacho abbia suggerito a Fuentes nel 2004, su istigazione del segretario di Stato Lissavetzky, di preparare gli atleti spagnoli per i Giochi di Pechino del 2008. “Come negli anni Ottanta”. Lui, Fuentes, afferma di averlo respinto. Questo “no” ha avuto delle conseguenze. Anche se il doping non era un crimine in Spagna all’epoca, la Guardia Civil ha istigato un’unità della “Operación Puerto” ad agire contro la criminalità organizzata, dice Fuentes. Poiché non voleva servire più lo stato spagnolo, il governo “lo ha semplicemente tolto dal sistema”.
Ad un certo punto l’intervista si sposta sul calcio. Fuentes dice che gli sarebbe piaciuto lavorare col Barcellona, ma non ne ebbe l’opportunità. Gli chiedono: “Ha lavorato con medici del Real Madrid?”. Segue un silenzio di quasi dieci secondi. “Non risponderò a questa domanda”, dice poi Fuentes. Che aggiunge: “Questo non significa ‘sì’. Ho dovuto testimoniare in un processo e ho dovuto dire ‘no'”, alludendo alla causa per risarcimento danni vinta dal Real contro il quotidiano francese Le Monde, che affermava che il club aveva usato i servizi di Fuentes. Fuentes racconta che il Real gli promise di coprire le spese di viaggio come parte del processo. Alla fine, non pagato, ha dovuto fare causa per avere i soldi.