Ad Avvenire racconta la passione per il calcio condivisa con il padre: «Diceva che la Cremonese era la moglie e il Milan l’amante. Ho ereditato anche questo»

Avvenire intervista Gianmarco Tognazzi. E’ uno degli attori di “Speravo de morì prima”, la serie Sky dedicata a Totti, in onda da oggi. Interpreta Luciano Spalletti. Ha scritto un libro “Ugo. La vita gli amori e gli scherzi di un papù di salvataggio” dedicato al padre. Vi descrive il suo amore per il calcio, che apparteneva anche ad Ugo Tognazzi. Per Ugo era alla pari con il pugilato
«Papà il giorno in cui sposò mia madre, Franca Bettoja, il tutto avvenne con la televisione accanto, perché esattamente in quella data delle nozze c’era un match di pugilato che la Rai dava in diretta».
Di Spalletti, che risulta antipatico a tanti, dice:
«A me invece sta simpatico, da sempre. E mi rivedo anche nella sua dialettica fiume e mi piace anche quando ripete il suo mantra dei “giusti comportamenti”, su cui si è fatta dell’ironia spicciola. Condivido la filosofia di gioco di Spalletti e comprendo anche il disagio che ha provato nel suo secondo mandato alla Roma. Mentre nel primo aveva investito tutto sul carisma e la verve di Totti, la seconda volta, con il Capitano ormai a fine carriera, era obbligato a puntare di più sul gruppo a scapito del singolo che però in questo caso è un’icona, e il popolo romanista non ha digerito il fatto che relegasse in panchina il loro idolo, intoccabile».
Descrive Spalletti come
«il mister antagonista, ma leale, di quel campione anche di generosità che è sempre stato, in campo e fuori, Francesco Totti».
Con Ugo, Gianmarco andava allo stadio a tifare Milan, la loro squadra del cuore.
«Lui diceva che la Cremonese, la squadra della sua città e del presidente compagno di scuola, Domenico Luzzara, era la “moglie” e il Milan “l’amante”. E anche questo l’ho ereditato. La prima volta che Ugo mi ha portato allo stadio avevo 4 anni: Milan-Bologna 3-1. Da padre, ho fatto la stessa cosa con mio figlio Tommaso, a 4 anni era con me per un Milan-Bologna 3-0. A differenza dei miei fratelli, io sono un tifoso accanito, sciarpa e tessera della Fossa dei Leoni e delle Brigate Rossonere… Andavo a San Siro che avevo 12 anni: partivo in treno di nascosto da mio padre e dormivo a Milano a casa della nonna… L’ho portato con me alla finale di Champions (Milan-Steaua 4-0) al Camp Nou di Barcellona dove non venne, ma gli mandai il mio messaggio con lo striscione “Cia Ugo”. L’ultima volta è stato pochi mesi prima che morisse (27 ottobre 1990), Mondiali del ’90 all’Olimpico, Italia-Uruguay… in Curva. Disse “Gianmarco dove (bip) mi hai portato… non si vede niente”».