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L’errore di Massa in Juve-Lazio ci ricorda che decidono gli arbitri e non il Var

Era rigore netto, è stato lui a disinnescare il Var facendo capire di aver visto tutto. Di Bello avrebbe dovuto richiamarlo lo stesso, ma l’episodio è emblematico

L’errore di Massa in Juve-Lazio ci ricorda che decidono gli arbitri e non il Var

Resta un mistero irrisolto il fatto che Davide Massa sia un arbitro quasi impeccabile quando dirige partite europee di prima fascia mentre spesso le sue prestazioni in Italia lasciano più di qualche dubbio. Non fa eccezione la partita di ieri, tra Juventus e Lazio, macchiata da un episodio la cui gestione è stata sbagliata sotto vari punti di vista.

Al 24’ del primo tempo, Chiesa viene trovato in profondità, inseguito da Hoedt e Acerbi. La scivolata di quest’ultimo sul pallone provoca un rimpallo, che si spegne sul braccio molto largo del difensore olandese. Ora, la posizione dell’arto di per sé impedisce ogni tipo di giustificazione: rientra nell’aumento innaturale del volume corporeo. È vero che la traiettoria assunta dal pallone è imprevedibile, ma in tal senso il regolamento parla chiaro: ogni volta che un giocatore ha il braccio così largo, si sta assumendo il rischio preciso di toccare il pallone e dunque di incorrere nel fallo.

La visuale di Massa è buona, d’altronde la sua presenza atletica è parsa molto positiva. Dopo aver visto la situazione, commette un’azione che in epoca di VAR è piuttosto ingenua: segnala con ampi gesti di aver visto e valutato l’episodio. Un comportamento che, come abbiamo imparato a capire, disinnesca il possibile intervento dell’assistente in video, che ha pochissimo margine di intervento quando l’arbitro di campo ha visto lo svolgersi del gioco chiaramente.

Le indicazioni da protocollo infatti sostengono che il VAR debba intervenire o in caso di chiaro ed evidente errore (ad esempio, un contatto che l’arbitro giudica simulazione in realtà è falloso) o nel caso in cui non abbia potuto vedere l’azione (visuale ostruita o fatto accaduto fuori dal suo campo visivo). Insomma, avesse fatto un altro tipo di gesto, come portarsi il dito all’orecchio per dire ai giocatori “ora sento che mi dicono dalla sala VAR”, avrebbe legittimato il suggerimento di una on-field review da parte di Di Bello che era al monitor.

In ogni caso, sarebbe stato opportuno che il VAR proponesse ugualmente a Massa di andare a rivedere le immagini che, a nostro avviso, avrebbero fatto cambiare idea al direttore di gara. Anche perché è giusto ricordare che l’arbitro di campo è liberissimo di confermare la propria valutazione iniziale. Il punto è che il discrimine tra chiaro ed evidente errore e qualcosa che non lo è, è molto più sottile di quanto il significato letterale dei termini non dica. Un concetto così nebuloso che facilmente conduce ad errori di questo tipo.

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