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Malesani: «Ho pochissimi amici nel mondo del calcio. Quando esci dal giro tutti spariscono»

L’ex tecnico, oggi produttore di vino, a Specchio. «La prima volta che ho visto due turisti bere e finire una bottiglia del mio vino è stato molto bello. Come la prima volta a San Siro».

Malesani: «Ho pochissimi amici nel mondo del calcio. Quando esci dal giro tutti spariscono»

Specchio intervista Alberto Malesani. Dal calcio si è ritirato nel 2020. Ha allenato Chievo, Parma, Sassuolo e il
Panathinaikos. Oggi è un produttore di vino. Ha una piccola azienda sulle colline della Franciacorta. Si chiama «la
Giuva», dall’unione dei nomi delle figlie, Giulia e Valentina, che lavorano con lui.

Quando abbandonò il calcio, di lui si disse che beveva troppo, in realtà si stava curando con il cortisone per un problema di salute.

«Lasciamo stare quelle cose, sono passate. Adesso so qual è stato il mio vero errore. Ero arrivato molto in alto quando ho deciso, per amore di Verona, di allenare l’Hellas. L’errore non fu solo la retrocessione di quell’anno, ma il fatto che nella vita non si deve mai tornare indietro. Me lo hanno detto diversi colleghi. Ho fatto una scelta sbagliata, avrei dovuto guardare avanti. E poi un giorno Rafa Benitez mi ha domandato: “Ma tu ce l’hai un agente? Ce l’hai un procuratore?“. No, non ce l’avevo. I miei sbagli sono stati questi. Ma sono contento lo stesso».

Dal vino è rimasto stregato quando gli fecero assaggiare un vino rosso freddo in accostamento con le ostriche. Accadde nel 1999 a Bordeaux. Fu allora che decise di mettere su la Giuva.

«La prima volta che ho visto una bottiglia della Giuva sul tavolo di un ristorante, il Dante di Verona. Passavo in bici con un amico e mi sono fermato a guardare. Erano due turisti abbastanza giovani, volevo vedere se la bevevano tutta. E sì, hanno finito quella bottiglia. È stato molto bello. Come la prima volta a San Siro».

Racconta che gli sono rimasti pochissimi amici nel mondo del calcio.

«Pochissimi nel mondo del calcio. L’allenatore Ezio Sella, qualche giocatore, nessun dirigente. Finché sei a un certo livello ti cercano tutti, poi spariscono. Ma anche questo fa parte del gioco».

Malesani commenta anche la ritrosia dei giocatori di pallone ad ammettere la loro omosessualità.

«Non so perché ci sia ancora tanta chiusura su questo argomento. Tutti sappiamo che ci sono giocatori omosessuali, ma nessuno vuole dirlo. Questo mi dispiace. Perché bisogna essere liberi e vivere liberamente, bisogna rispettare tutti. Così mi hanno insegnato i miei genitori».

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