Lo scrittore Massimiliano Virgilio: «De Magistris è un fantasma da anni. Ma al di là della sua inefficienza, c’è un problema strutturale»
Napoli città sospesa. Tipo il caffè. Solo che anche il credito sembra essere finito. In piena pandemia, con una situazione economica già disastrata da prima, la città si ritrova senza una guida, con il sindaco de Magistris che, in piena campagna elettorale per le elezioni regionali in Calabria, di Napoli nemmeno parla più. Ne abbiamo discusso con Massimiliano Virgilio, scrittore e giornalista, responsabile dell’area cultura di Fanpage.it.
È corretto definire Napoli come una città sospesa?
«A mio avviso il sindaco de Magistris è assente ingiustificato da molti anni. Per me è diventato un fantasma già quando, durante la seconda campagna elettorale da sindaco, mandò a quel paese Matteo Renzi dal palco. Un sindaco che manda a quel paese il presidente del Consiglio, a cui avrebbe dovuto chiedere aiuti per la città, è la certificazione di un vuoto politico, di visione. È assente da molto tempo».
Ma la sensazione è che di Napoli non si parli proprio più, nemmeno sui giornali.
«Credo sia perché, tranne alcune eccezioni, c’è una generalizzata sensazione di stanchezza. Nei giornali, nei media, ci sono sempre le stesse persone da anni, una generazione eterna di pre-pensionandi che è stanca, ed è anche ragionevole che lo sia. C’è stanchezza anche nel commentare la città, perché lo fanno sempre le stesse persone. Dimostra la cecità del sistema. Ci accontentiamo sempre del solito giro».
Non trova che, da parte del sindaco, smettere di parlare della città che, fino a prova contraria, ancora amministra sia quasi un affronto ai cittadini?
«Siamo oltre l’indecoroso, oltre quello che è accettabile. Cosa a cui si aggiunge un modo di essere raffazzonati. L’assenza potrebbe anche essere un beneficio nel caso di una città anarchica e capace di resistere, come Napoli. Invece in questo caso non lo è. È un silenzio da irresponsabile».
E intanto gli autobus vengono inghiottiti dalla strada, gli alberi continuano a costituire un pericolo, la povertà è diffusa, come la criminalità e la sporcizia. Dove finirà la città? Da quando è iniziata la pandemia sembra che de Magistris non abbia fatto altro che contrapporsi al governatore De Luca.
«Sì, e diciamo che De Luca ne è venuto fuori con una statura totalmente differente, da gigante, anche se la sua gestione della seconda fase dell’epidemia è assolutamente fallimentare. L’immagine di Mattarella che attende il suo turno per il vaccino è impietosa rispetto alla sua. Questo rende perfettamente la pochezza della classe dirigente campana. Tornando al sindaco, penso che il prossimo sindaco di Napoli debba chiedere una legge per Napoli. Così non possiamo andare avanti, al di là dei demeriti di de Magistris, c’è un problema di base: questa città, così disastrata, non si tiene. Il tema è che chiunque riuscirà ad ottenere una legge speciale per Napoli, riuscirà a essere sindaco di Napoli. Nemmeno Superman sarebbe in grado di risolvere il problema della città, figuriamoci de Magistris».
Non sarebbe più opportuno chiedere il commissariamento della città?
«I commissari guardano alla fattura di domani, invece la città ha bisogno di politica, di una visione. A Napoli serve un politico in grado di sedersi con chi è al Governo e ottenere condizioni per il suo rilancio».
E perché il governo dovrebbe avere interesse a sedersi a discutere di Napoli?
«Napoli è l’Italia, un pezzo non indifferente di Italia. Vanta un tessuto imprenditoriale che, nonostante gli sfaceli fatti dalla politica, comprende eccellenze internazionali, dal comparto aerospaziale al tessile».
Eppure con de Magistris il Governo non si è mai seduto a trattare.
«Tu tratteresti con uno che manda Renzi a quel paese? Renzi si qualifica da solo, ma io non voglio uno zapatista che urla dal palco di Piazza Dante e poi non risolve i problemi. Voglio un sindaco che collabori con noi, perché una parte della città fa molto più di quanto fa la politica. Abbiamo molti esempi di laboriosità e impegno».
Lo abbiamo visto anche nel rilancio turistico del turismo, probabilmente.
«Su quel piano de Magistris ha fatto praticamente niente. Dobbiamo riconoscergli che ha ripulito la macchina amministrativa comunale. O almeno, da quando c’è lui, non abbiamo avuto notizie di grandi scandali. Quanto alla strategia turistica, col senno di poi c’è anche da capire se affidarci solo a quello o ad altro. Il turismo di massa è la cosa più vecchia del mondo. Il turismo non è una panacea, non fa parte dell’innovazione. Siamo contenti che in tanti scoprano Napoli, ma il futuro non può essere il turismo, anzi, il virus ci ha detto proprio il contrario».
Una legge per Napoli e puntare ad altri settori, a parte quello turistico, per il suo rilancio. Cos’altro dovrebbe fare il nuovo sindaco?
«Sarebbe ad esempio il caso di capire chi sono questi giovani di cui si parla tanto. Voglio dire: il ricambio generazionale è solo annunciato, diventa un alibi, ma nessuno cerca i giovani. È qualcosa su cui occorrerebbe interrogarsi, ancora prima di studiare le alleanze politiche: chi sono i giovani, in questa città? Chi potrà risollevarla, sudare, lavorare per lei? Consiglierei un grande studio sulla condizione giovanile per capire chi sono gli interlocutori. Non puntare sui giovani, ma studiare i giovani».
Dunque la questione è il problema giovanile?
«Sì, il problema giovanile è la questione. Chi sono le persone che stiamo formando, che poi ripagheranno il debito? Si tende sempre a nascondere un po’ la polvere sotto il tappeto. Non possiamo affrontare ogni questione della città che riguarda i giovani solo dal punto di vista dell’ordine pubblico. Dovrebbero intervenire il ministro dell’Istruzione e quello delle Pari Opportunità, perché dietro ad ognuno dei ragazzi di cui parla la cronaca c’è ad esempio una mamma costretta a lavorare 12 ore al giorno per mantenere la famiglia. Chi studia queste cose? Il discorso sui giovani deve essere affrontato oltre il tema dell’ordine pubblico, attraverso l’istruzione e il saper fare».
Tornando a de Magistris, secondo lei le vincerà le elezioni in Calabria?
«Secondo me è irrealistico pensarlo. È vero che è sempre fortunato, ma la destra in Calabria è forte. Magari verrà eletto, si prenderà il suo stipendio di consigliere regionale. Ma non è prevedibile che diventi governatore».