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Nei ricchissimi stipendi degli allenatori è pagato anche lo stress. Vale per Prandelli come per Gattuso

Non sono certo loro le fasce deboli. A Coverciano tengano corsi di aggiornamento su gestione dello stress e rapporti con i media

Nei ricchissimi stipendi degli allenatori è pagato anche lo stress. Vale per Prandelli come per Gattuso

È l’edizione 2021 del film già visto con Arrigo Sacchi nel 2001, quando a gennaio si dimise dal Parma per problemi di salute. Non riusciva a reggere la tensione nervosa (fonte: wikipedia). Vent’anni dopo, Cesare Prandelli lascia la Fiorentina: “Non mi ritrovo più in questo calcio, potrei finire qui” (Gazzetta dello Sport, titolo). E Prandelli non è nuovo a esternazioni del genere. Massimo rispetto per l’uomo, ci mancherebbe altro. Ma non sono disposto a un intervento buonista. Tutt’altro. E arriverò anche a Rino Gattuso.

Questa pandemia (che ha colpito anche me ma ne sono appena uscito) è anche economica e dovrebbe far riflettere su alcuni aspetti troppo trascurati del calcio italiano. Quante volte ho sentito i (colleghi) tifosi del Napoli dire, più o meno: “Ma il presidente potrebbe concedere due milioni all’anno in più a tizio, che diamine”! Premesso che non parlo per invidia, beati loro, unica categoria che riesce a pattuire il netto e non il lordo del compenso, mi chiedo: ma avete mai pensato, per un attimo, a quanto guadagniamo noi comuni mortali e quello che ogni mese, al netto delle imposte, questi signori si vedono accreditare sul conto corrente? Decine, a volte centinaia di migliaia di euro, per qualcuno anche oltre il milione. Se penso, sognando, che per tre mesi potrei incassare che so, 200 mila euro …. sorrido alla vita che cambierebbe!

Che c’entra Gattuso con tutto questo? C’entra. Perché nel contratto che un allenatore stipula col presidente di un club ci sono: tanti soldi al mese, per l’allenatore e per il suo staff; la consapevolezza che il rapporto lavorativo potrebbe finire da un momento all’altro; che lo stipendio verrebbe corrisposto anche in caso di esonero, insomma: con lo stipendio ti viene pagato anche lo stress. E mi pare che nemmeno Giovanni Trapattoni o Michel Platini, lui calciatore, si siano mai lamentati delle telefonate dell’avvocato Agnelli alle 5 – 6 del mattino.

Suggerisco dei corsi da tenere a Coverciano, anche di aggiornamento (tutti i professionisti devono maturare un certo numero di crediti formativi professionali, perché non anche gli allenatori e i calciatori di serie A e B?): gestione dello stress, rapporti con i media, conservazione del patrimonio. Chiunque ha l’amico dell’amico che lo informa sul fatto che il celebre e strapagato ex giocatore sia in difficoltà economiche, tanti sono morti in miseria. Non è possibile spiegare che una buona Mercedes è sufficiente e che Ferrari e Lamborghini non servono, che appesi gli scarpini al chiodo, i soldi guadagnati devono bastare per altri quarant’anni? Ma quest’ultimo è un ennesimo discorso.

Torno a Gattuso. L’opinione pubblica calcistica è ondivaga, oggi i “pro Rino” (mi dicono che l’interessato non ami “Ringhio”) sono prevalenti rispetto ai critici dello stesso. Ma se il Napoli perdesse le prossime due partite, cosa accadrebbe? E poi diamo un calcio all’ipocrisia: i giochi si fanno, in genere, tra gennaio e marzo. Quindi sono quasi fatti. Gattuso e De Laurentiis sono entrambi liberissimi di fare quello che vogliono, ci mancherebbe altro. Quando Aurelio ha “chiuso” al rinnovo, l’ambiente e quindi anche i tifosi erano neri: sostituzioni sbagliate, scelte non condivise, dichiarazioni alla stampa da evitare. Oggi si discute delle “attenuanti”: infortuni, covid, troppe partite. Poi tutto potrà succedere, è il bello del calcio.

Ma la mia solidarietà va all’operaio che è in cassa integrazione e a quello che ha perso il posto di lavoro, al titolare dell’attività commerciale chiusa per covid, a barbieri e parrucchieri che non riescono a pagare le bollette e le spese di casa, ai professionisti che da mesi non incassano una parcella. Chi a fine mese si vede accreditare ben oltre cinquantamila euro, non ha diritto alla commiserazione. Lo pagano anche per sopportare lo stress. Su questo, non ho pietà. Mi dispiace. Lo so, morirò comunista, ma non buonista e ipocrita.

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