L’attore si racconta a Il Fatto: «Quando sono in fila per fare la spesa sento le persone lamentarsi della mancanza dell’estetista, della palestra, dell’aperitivo. Mai una volta ho ascoltato una lagna sui teatri»

Sul Fatto Quotidiano una lunga intervista a Paolo Rossi, l’attore. Racconta, tra le altre cose, il suo rapporto con i tre figli maschi.
«Con loro ho un bel rapporto, ma li ho riempiti di scherzi, è il mio modo di comunicare».
I suoi figli sono cresciuti nei camerini dei teatri.
«Ci hanno dormito, studiato, giocato; il teatro è un luogo semplice per impartire un’educazione severa: lì incidono regole rigide. Disciplina. Soprattutto auto-disciplina, come accadeva con il militare».
L’attore ricorda i suoi problemi con l’alcol.
«C’è stato un lungo periodo blu, ma l’alcool, con cui ho vissuto problemi, da un lato mi ha lasciato ammaccature, dall’altro mi ha salvato la vita. Molte delusioni che si accumulavano, soprattutto nel mio ambiente; i tradimenti peggiori arrivano sempre dalla tua parte politica. Oggi sono più lucido, anche politicamente».
Si lamenta della scarsa attenzione, da parte della gente, alla chiusura dei teatri.
«Quando sono in fila per fare la spesa sento le persone lamentarsi della mancanza dell’estetista, della palestra, dell’aperitivo. Mai una volta ho ascoltato una lagna sui teatri».
Spiega perché non si sente un attore tradizionale.
«L’attore tradizionale è quello che dopo le prove dell’Amleto torna a casa e rompe il cazzo alla moglie, ai figli, alla portinaia con i problemi del suo personaggio; con quelli della mia compagnia andiamo alle prove e rompiamo il cazzo al personaggio con i nostri problemi. Questo è il teatro popolare: Shakespeare sarebbe d’accordo con me».
Quando era ragazzo giocava a calcio, prima di essere conquistato dal mondo della recitazione.
«Da ragazzo giocavo a calcio, sono arrivato fino alla Seconda categoria, ogni tanto mi uscivano gran numeri: l’altezza non era un problema, perché quando mi trovavo davanti un avversario enorme, mi fregavo le mani; poi c’è stato Dustin Hoffman con Il laureato: per due settimane sono andato al cinema tutti i giorni, ogni volta con una ragazza diversa, solo per dimostrare che esistevano protagonisti bassi. Comunque sul palco mi sento alto, così alto da essere pronto alla rissa».
C’è spazio anche per un aneddoto che riguarda l’ex presidente dell’Inter, Moratti.
«Vado a Mosca con l’Inter, ospite dei Moratti: in albergo mi offrono 200 dollari per il casinò; cambio le fiches, una da cento e dieci da dieci, poi raggiungo il tavolo, lancio la fiche, convinto fosse quella da dieci, mentre era da cento. Grido “no”, ma rien ne va plus. È uscito il numero. A quel punto mi prende una vertigine e inizio a giocare, fino a quando arrivano alcune signorine che mi offrono un whisky che secondo me non era whisky, e non capisco più nulla, non reagisco. Per fortuna mi ha portato via il fratello di Moratti».