La moglie del regista, Clare Peploe, a Repubblica: «Fu scioccato. Tre settimane dopo se ne è andato»

Repubblica intervista Clare Peploe, la moglie di Bernardo Bertolucci. Le viene chiesto cosa rendeva felice il regista. Risponde:
«Il cinema, parlarne con amici con cui condivideva il linguaggio. Gli piaceva sapere tutto, anche i gossip, era curioso. E amava tanto la politica, il Partito comunista che aveva sostituito la figura paterna, qualcosa contro cui ribellarsi, ma che era una forza. Poi è arrivata la disillusione».
La malattia lo cambiò molto.
«Sì. Bernardo aveva una grande forza, fino alla megalomania. Non accettava i cambiamenti del suo corpo. Sul set di Il tè nel deserto aveva difficoltà a camminare sulle dune, ma lo nascondeva e di certo non cercava l’inquadratura più facile. Il suo lavoro lo salvava, gli faceva scordare i dolori e la sedia a rotelle».
Quando capì di essere vicino alla fine rimase scioccato.
«Fino alla fine. Fu scioccato quando gli dissero all’ospedale che non avrebbero continuato il trattamento ai polmoni. Tirò fuori uno spinello e se lo fumò lì, in ospedale. C’erano stati tanti momenti in cui avrebbe potuto capire che era vicino alla fine, ma non aveva voluto. In quel momento è stato obbligato. Tre settimane dopo se ne è andato».