Come evidenziano i ricoveri avvenuti a Bologna il cortisone preso nei primi 7 giorni favorisce la replicazione del virus e l’aggravamento della malattia anche in soggetti giovani
Il Giornale riprende l’allarme lanciato ieri dal professor Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, che aveva scritto su Twitter
«La maggioranza degli accessi Covid 19 in pronto soccorso sono causati da terapie domiciliari assenti o sbagliate. Per l’abbandono del paziente e il cortisone alla prima linea di febbre, l’Italia va in rosso».
Poco dopo è arrivato il sostegno anche di Roberto Burioni, Professore Ordinario Microbiologia e Virologia Facoltà di Medicina e Chirurgia Università Vita-Salute San Raffaele
«Sono importanti i vaccini, ma è altrettanto importante non somministrare ai pazienti terapie non solo inutili, ma addirittura pericolose. Nelle fasi iniziali di Covid-19 il cortisone è controindicato».
L’abuso di medicine, prescritte dai medici di base, o talvolta anche auto-prescritte dai pazienti rischia infatti di aggravare la situazione e compromettere l’intervento dei medici rendendolo più complesso.
nelle scorse settimane molti giovani si sono recati in ospedale a Bologna con sintomi anche gravi tanto che alcuni di loro sono pure finiti in terapia intensiva. Non per il virus in sé, ma per l’uso del cortisone a casa. E così è arrivata una circolare dall’ospedale Sant’Orsola di Bologna dove gli infettivologi della struttura ospedaliera accusavano i medici di medicina generale per la prescrizione del cortisone nelle fasi precoci della malattia. Terapia sbagliatissima, dato che un trattamento con cortisone iniziato entro 7 giorni dalla comparsa dei sintomi, favorisce la replicazione virale, e questo vuol dire che l’infezione anziché regredire aumenta, con conseguenze anche molto gravi.
Errori gravi dunque che possono compromettere in modo serio la salute dei pazienti e proprio per questo il segretario nazionale della Federazione italiana medici medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti, contattato dal Giornale chiede che
«si facciano nomi e cognomi dei medici che prescrivono cortisone in modo sbagliato. Non si può sparare su un’intera categoria»