Sul Corriere di Bergamo: “Il gioco del calcio finisce di essere gioco dove si vince e si perde. Diventa remuneratissimo business per oligopolisti che «graziosamente» promettono come satrapi medievali di essere magnanimi con la base”
Andrea Agnelli è il bambino che porta il pallone e pretende non solo di giocare sempre ma di scegliere anche le squadre.
Secondo Riva, la decisione di creare una competizione a propria misura, che arriva proprio dopo la sconfitta contro l’Atalanta che aveva escluso la Juve dalla Champions, testimonia la volontà di crearsi “universo chiuso da cui sono esclusi gli imprevisti, quisquilie come il merito, la capacità imprenditoriale e manageriale, le emozioni di una vittoria e pure di una sconfitta. Investimenti salvaguardati a priori, serenità. E noia. Come quando si apparteneva alla nobiltà, prima della Rivoluzione francese”
Riva torna anche sulla richiesta di Juve, Milan e Inter di continuare a giocare in Serie A nonostante la scelta della SuperLega
Ingordigia da grande abbuffata e prepotenza da padroni del vapore se sottesa c’è la domanda superba e retorica: «Cosa vale il campionato senza di noi?».
Riva prosegue la sua invettiva contro la SuperLega
Il gioco del calcio finisce di essere gioco dove si vince e si perde. Diventa remuneratissimo business per oligopolisti che «graziosamente» promettono come satrapi medievali di essere magnanimi con la base, da lassù dal vertice della piramide (ma chi ci crede?). Eliminano il rischio d’impresa, caposaldo dell’idea liberale. Incarnano piuttosto un liberismo selvaggio e famelico, in perfetta sintonia con un tempo di disuguaglianze dilatate. Invocano come alibi il Covid e gli effetti nefasti sui bilanci quando proprio la pandemia ci dovrebbe aver insegnato che non ci si salva da soli chiudendosi in una torre eburnea.
Tanto più lo abbiamo capito nella Bergamo dei carri funebri e però dell’Atalanta. Salvo scoprire che la nostra favola sportiva, nostra e di (quasi) tutti, non ha più diritto di cittadinanza perché la Superlega è la deroga a una serie di valori su cui si è costruita la società moderna: uguaglianza dei punti di partenza, ascensore sociale, onore al merito, riconoscimento del lavoro ben fatto. Tutto spazzato via in una notte in cui gli Agnelli si sono fatti lupi, contrabbandando il loro interesse «particulare» con una perversa idea di progresso che è in realtà una torsione di regole antiche ma non obsolete.