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Le tecniche da guerriglia dei cacciatori di autografi professionisti, tra agguati e inseguimenti

Il Daily Mail racconta un fenomeno che in Premier ha assunto dimensioni preoccupanti: i club non riescono a proteggere i giocatori

Le tecniche da guerriglia dei cacciatori di autografi professionisti, tra agguati e inseguimenti
Sarri forma autografi a Dimaro

“Il calciatore guardò nello specchietto retrovisore. Era ancora lì. La Range Rover, che aveva notato quando aveva lasciato il campo di allenamento del suo club, era rimasta dietro di lui. Aveva guidato per circa 10 miglia ma il 4×4, con due adulti dentro, ha continuato a seguirlo. Il giocatore sudamericano, da poco in Inghilterra, era allarmato. In preda al panico, ha chiamato il direttore delle operazioni del suo club, temendo che stesse per essere attaccato, magari rapito. Mantini la calma, gli disse. Vai avanti normalmente ed evita qualsiasi interazione. Arrivò a casa, entrò in fretta e chiuse a chiave la porta. Quando guardò fuori, ore dopo, la macchina era sparita”.

In quella macchina non c’erano due criminali. C’erano due cacciatori di autografi professionisti.

Il Daily Mail racconta le tecniche da guerriglia di questi perseveranti “stalker per professione”. Perché la caccia all’autografo non è a scopi personali: è un’attività redditizia.

“Altri non sono stati così fortunati – continua il Mail – La scorsa settimana l’allenatore del Manchester United Ole Gunnar Solskjaer è stato seguito dopo aver lasciato il Lowry Hotel nel centro della città, dove alloggia la squadra prima delle partite casalinghe. Al primo semaforo, un uomo è sceso dall’auto che lo aveva inseguito e ha iniziato a bussare al finestrino. Non gli voleva fare del male. Voleva un autografo”.

La vendita di cimeli firmati è un’attività sorprendentemente redditizia con numeri in crescita. Una rapida occhiata a eBay lo conferma. Una maglia del Manchester United, autografata da Marcus Rashford e ben tenuta in una confezione regalo, ti costerà 355,99 sterline. Una maglietta di Kevin De Bruyne costa 175 sterline.

Il cacciatore di autografi acquista una maglietta per circa 50 sterline, chiede a un giocatore di firmarla e in poche ore triplica il suo valore.

Gli “eBayers” sono il ​​flagello dei campi di allenamento, degli hotel e degli stadi. Ma ora il Covid ha innescato comportamenti sfacciati, mettendo in allerta i club della Premier League.

Il Liverpool ha avuto più segnalazioni di cacciatori di autografi che si nascondevano fuori alle case dei giocatori. In alcuni casi hanno aspettato che i giocatori salissero sulle loro auto, li hanno seguiti e poi si sono avventati al primo semaforo.

Al Leeds United due giocatori sono stati recentemente seguiti a casa dal campo di allenamento del club. La questione è arrivata alla polizia.

I giocatori hanno paura, perché è complicato distinguere un cacciatore di memorabilia da un rapinatore.  A marzo il portiere dell’Everton Robin Olsen e la sua famiglia sono stati sequestrati in casa da rapinatori mascherati armati di machete. Non c’è da stupirsi che i giocatori vadano nel panico quando vedono estranei che bighellonano fuori dalle loro case o li seguono.

Il problema è molto diffuso. Vicino a Stamford Bridge, ci sono due semafori vicino alla stazione di Fulham Broadway, dove si riuniscono gli “eBayers”. Sanno che i giocatori non riusciranno mai a superare entrambi i semafori e dovranno fermarsi a uno, o anche a entrambi. Gli fanno dei veri e propri agguati.

Mettono la testa nelle auto dei giocatori, e in piena pandemia è assurdo: “Spendiamo tutti questi soldi per mantenere una bolla sicura, e poi… Per tutta la settimana i giocatori rispettano le regole, poi uno sconosciuto infila la testa nella loro macchina. Non abbiamo idea di chi siano, dove siano stati, a chi siano stati esposti”.

Gli esperti sono ormai operatori qualificati e si fanno strada in prima fila, tra la folla. Molti portano delle patch da attaccare poi alle maglie, facilitando la firma del giocatore. Altri hanno libri con sezioni contrassegnate per ogni giocatore.

Al Chelsea, in un’occasione, un genitore ha spinto il suo bambino di circa sette o otto anni, nel mezzo di Fulham Road per assicurarsi che un giocatore si fermasse.

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