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Simi uno dei pochi scrittori ad aver capito che una lingua intima e forte non è una diminutio

Sellerio ripropone “Rosa elettrica” del giallista Simi che si conferma autore che sa ben giostrare nella temperatura di genere

Simi uno dei pochi scrittori ad aver capito che una lingua intima e forte non è una diminutio

Sellerio ripropone un testo del viareggino Giampaolo Simi, forse con Manzini il miglior scrittore di cose gialle italiano: parliamo di “Rosa elettrica” (320 pagine, 15 euro) che noi abbiamo letto come un inedito, perché nel 2007, l’anno della sua prima edizione (Einaudi Stile libero), non lo avevamo incrociato.

Daniele Mastronero detto Cocìss è un boss emergente di una 167 toscana che ha la sua bella piazza di spaccio di cocaina. Ma il 18enne viene ad essere un problema per le due famiglie che si contendono il territorio ed il responsabile del Programma di protezione D’Intrò – che approfitta del suo pentimento che genera l’operazione Antigone 2 – lo fa entrare sotto protezione in una casa gestita da religiosi, affiancandogli la trentenne agente Rosa una ragazza al suo primo incarico operativo dopo un apprendistato alla Stradale. Tra la giovane agente che ha ancora in cassaforte la tesi sulla dicotomia bene-male in Sant’Agostino ed il giovane maschio alfa dislessico che non sa leggere e scrivere, nasce uno strano rapporto, mentre la poliziotta scopre di essere al centro di un intrigo di cui non sa nulla.

Agguati, falsi colleghi che la tampinano: D’Intrò che gli intima di rientrare da una latitanza oscura; la notizia che Cocìss – che sembra essere l’esecutore dell’omicidio anche di due giovani innocenti, Nunzia e Caterina – può servigli su un piatto d’argento il latitante senza volto Saro Incantalupo: tutto questo bailamme fa salire la temperatura di quello che sembra un annegare senza fine in un gorgo di nebbia e mare nero. Flusso di coscienza giocato sulla narrazione dell’io narrante Rosa, il noir dell’anima scorre nel buio in assenza della luce del Vescovo di Ippona. Rosa rimarrà invischiata in scelte che ha compiuto anche per puro istinto, ma il finale – a sorpresa – le darà almeno la forza della consapevolezza.

Simi si conferma autore letterario – e televisivo – che sa ben giostrare nella temperatura di genere: ma soprattutto è uno dei pochi – insieme a Manzini e Savatteri – che ha capito che un testo fatto da una lingua intima e forte non è una diminutio, ma la chiave per l’autenticità del genere nella ricezione del lettore e nel telespettatore.

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