Sul Corrmezz un’analisi perfettamente napolista: “La performance del Napoli è nettamente superiore a quella di Napoli. Nella città più indebitata d’Italia c’è una società di calcio tra le meno indebitate d’Italia”.
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Sul Corriere del Mezzogiorno Antonio Polito scrive un articolo perfettamente napolista. E non possiamo esimerci dal riportarne amplissimi stralci. Condividiamo tutto, ci auguriamo che De Laurentiis non abbia più scivoloni come quello avuto un anno e mezzo fa, e non tentenni più nella direzione da dare al suo Napoli.
Polito trae giustamente ispirazione da quel che è accaduto in settimana a Napoli, con l’ex ministro Manfredi che ha rinunciato alla candidatura a sindaco perché la città è in default e senza soldi non può essere governata. Ricorda che il Napoli stasera si gioca la qualificazione in Champions (sarebbe la settima in undici anni, aggiungiamo noi). Se la gioca con Juventus e Milan.
Se ne deve dedurre che, comunque finisca la splendida sfida incrociata di stasera, e facendo tutti i dovuti scongiuri perché vada nel migliore dei modi, il Napoli si è confermato anche quest’anno, in una stagione difficile e sfortunata, una delle grandi d’Italia. Non è una cosa banale. Lo ripetiamo in questa rubrica da anni, ma non temiamo di ripeterci. La performance del Napoli è nettamente superiore a quella di Napoli. Nella città più indebitata d’Italia c’è una società di calcio tra le meno indebitate d’Italia. Nella metropoli dei record negativi, c’è una squadra che ogni anno ottiene un successo o lo sfiora.
In una realtà spesso caotica, disorganizzata, mal governata, il club tiene la sua rotta, certo tra alti e bassi, ma sempre nel rango dell’eccellenza. Insisto: il modello del Napoli dovrebbe essere studiato da chi vuole rimettere in piedi Napoli. Scoprirebbe che una gestione accorta e organizzata dei sistemi complessi si può realizzare anche qui. Che Napoli insomma non è solo de Magistris, e che c’è vita dopo di lui.
Il Napoli, tra l’altro, ha costruito nel tempo un modello originale di società sportiva. Qui niente cinesi, niente americani, niente arabi. Un napoletano presidente. Un radicamento territoriale, ma allo stesso tempo non provinciale, perché De Laurentis è un imprenditore con proiezione ed esperienza globale. E una squadra che entra di diritto tra le migliori della storia azzurra, per di più senza identificarsi con un solo campione, ma puntando sul collettivo, i giocatori arrivano e vanno, ma la squadra tiene.
Che cosa manca a questa squadra per fare un ulteriore salto di qualità? I tifosi, e i commentatori sportivi, certamente direbbero un campione o due, in ruoli chiave. Se dovessi dire io, che non mi intendo di tecnica e tattica, aggiungerei la mia voce a quella di chi segnala piuttosto un altro problema: l’assenza di una «cantera», di una «scuola» che possa formare una leva di calciatori giovani per trasformarli in campioni e sostenere così una crescita lenta ma costante nei risultati sportivi, che non si basi sugli acquisti clamorosi e le spese pazze come per altre società italiane. Il Napoli è infatti tra le grandi squadre è l’unica a non avere una formazione «primavera» nella prima serie.
Il Napoli calcio di questa fase storica autorizza a sperare. E questo è un capitale per tutta Napoli.