Dovesse arrivare, De Laurentiis lo presenterebbe come il suo Lucky Luciano . Uomo di campagna che ha vinto in Russia, come nemmeno Napoleone
E così, caro Max, che ti sapevo allegro con Allegri, dall’Ambra al tramonto, scarta frùscio e piglia primera, sciacqua Rosa e bive Agnese, e tra il dire e il fare c’è sempre il mare di mezzo, oplà, Conçeiçao e Galtier, Simone Inzaghi e Conte, via col vento, Aurelio proclama a chiare lettere che prende un allenatore italiano, un italiano vero come direbbe Toto Cotugno, e da Certaldo avanzando veleggia Luciano Spalletti, il bonzo toscano che Totti ha reso famoso e, nel 2005, il Trentino Alto Adige ha eletto allenatore dei sogni.
E già sogniamo a occhi aperti, vincere e vinceremo, Spalletti è vivo e lotterà con noi, questo sessantenne fuso nel bronzo, questo allenatore di bosco e di riviera, di Empoli, Sampdoria, Venezia, Udinese, Ancona, Roma, San Pietroburgo e Inter, mica uno qualunque, ma un gran viaggiatore, un Magellano delle panchine, un tecnico universale, un pugno di ferro in guanto d’acciaio. E, finalmente, la disciplina, e io sono io e voi non siete un cazzo, e non avrete altro dio all’infuori di me regneranno a Castelvolturno.
E Insigne sarà la sua volpe perché lo metterà vicino all’area di rigore e sarà come mettere una volpe vicina al pollaio, e incoraggerà gli attaccanti perché galline e piccioni hanno bisogno di cibo, e amerà solo gli azzurri con la tigna perché chi non ha questo animaletto è più difficile da stimolare, è come avere un sassolino dentro le scarpe che ti fa male, e sarà sempre d’accordo con Pelè che se ne intende più di me.
Luciano Spalletti il più simpatico degli antipatici, gli occhi più spiritati che spiritosi, il signore degli agnelli che con lui diventano lupi, e bisogna sentirsi vittoriosi, importanti, capaci di sviluppare un percorso.
Aurelio lo presenterà a Castelvolturno, ecco il mio Lucky Luciano, la mia rivoluzione green perché Spalletti ama vivere in campagna, potare le piante e dar da mangiare agli animali, come ha sempre detto, un uomo di terra con i piedi per terra, non un pesciaiolo, un bel-giochista, un carlomagno, uno che ha vinto in Russia come non è riuscito a Napoleone e a Hitler, neanche ad Albertino Bigon, uno che ha tolto la fascia di capitano a Icardi, duro finché dura.
E il cerchio si chiude con un colpo alla botte. Spalletti per una spallata a una squadra bambina, immatura, con l’eterna sindrome dell’albergo di Firenze. Spalletti, punti perfetti. Spalletti. L’allenatore Coppertone, solare, lucido, senza peli sulla lingua e in testa. E saprà parlare bene in tv, con eloquio circonflesso battendo la testa sul tavolo. Un istrione, ma la genialità è nata insieme a lui.
Ma è sicuro che arriverà Spalletti? Stiamo sotto il cielo e sotto la barba di Aurelio.