ilNapolista

Cosa dovrebbero spiegare i calciatori del Napoli?

Nessun calciatore è contento di non giocare la Champions, oppure di perdere. Col Verona abbiamo visto solo limiti endemici. Ora i calciatori sono giustamente concentrati sull’Europeo.

Cosa dovrebbero spiegare i calciatori del Napoli?
foto Hermann

Non è chiaro cosa pretendete che vi spieghino i giocatori del Napoli.

Non è chiaro se partiamo da un assunto semplice, che sembra anche assurdo ripetere: non ci sono calciatori a cui piace perdere, non ci sono calciatori contenti di rinunciare a giocare la Champions League, non ci sono calciatori che bellamente decidono di non riscuotere succulenti premi societari. È folle la ricostruzione secondo cui i ragazzi prima della partita abbiano deciso di andare contro il Pappone magari per dimostrare una qualche solidarietà all’allenatore cui non è stato rinnovato il contratto. Ancora più folle pensare che sia stato De Laurentiis a chiedere di non vincere per evitare un mercato da Champions (perché si legge pure questo).

È folle ed è una follia figlia di quella Napoli che crede di essere l’invincibile Madrid.

Il Napoli ha pareggiato in casa col Verona di Juric (con cui un girone fa aveva rovinosamente perso) che ha giocato una partita abbastanza intensa – com’è giusto che sia – ma che a un certo punto ha perfino messo in campo il terzo portiere e dei ragazzi del 2002. Vero.

Il Napoli ha pareggiato vanificando un ottimo girone di ritorno e una cavalcata che ci aveva consentito di tornare a sperare nell’Europa che conta. Vero pure questo.

Ma ha pareggiato solo ed esclusivamente perché ha palesato gli stessi ed identici limiti che ha palesato per tutto l’anno, fallendo sistematicamente partite sulla carta facili e pure qualche invitante match point.

Potremmo spiegarla così: a volte il talento non basta. A volte serve l’organizzazione, la garra, la determinazione, la testa. A volte serve pure mettere in campo soluzioni tattiche che una squadra molto legata alle giocate dei singoli (tanto che è la squadra che ha fatto più volte gol da fuori area in stagione) non sempre è riuscita a trovare, al di là dello sperpetuo del 4-1-5.

Il Napoli ha pareggiato semplicemente perché non è riuscito a vincere, e non per colpa del Verona o perché la squadra s’è risparmiata. Le lacrime di Hysaj, oltre che di Insigne, sono emblematiche. Il Napoli non è riuscito a vincere come non era riuscito a vincere altre volte. Giocando male come aveva giocato male pochi giorni prima a Firenze, dove aveva sì trovato due legni, ma dove ha segnato sbagliando un rigore ottenuto grazie a un fallo tanto inutile quanto ingenuo su Rrahmani e poi trovando una deviazione fortuita su un tiro di Zielinski diretto verso la curva Fiesole.

È stato scritto più volte anche su questo giornale: il Napoli è forte, ma è endemicamente abituato a non raggiungere il grande obiettivo. Se l’obiettivo è vincere lo scudetto arriva secondo, se l’obiettivo è qualificarsi alla Champions arriva quinto, se l’obiettivo è vincere uno scontro diretto (penso alla partita con l’Arsenal che a un certo punto al primo anno di Carletto Ancelotti sembrava valesse una stagione) lo toppa clamorosamente, se l’obiettivo è superare i gironi arriva terzo. E il fatto che a volte sia avvenuto in un modo così bizzarro da far pensare che questa squadra sia la prova lampante che la legge di Murphy esiste davvero, questo comunque non vale a giustificare una tendenza preoccupante, perché un motivo diverso dalla sfortuna – se succede sempre a noi e se succede sempre così – ci dovrà pure essere.

È in base a queste considerazioni che non capiamo che tipo di spiegazioni vogliate.

Insigne è in Nazionale e ha tutto il diritto (oltre che il dovere, in quanto professionista) di giocare bene a pallone, Fabiàn lo stesso.

Resta un dovere pure se non hanno vinto col Verona.

Politano, poi – a proposito: la sua mancata convocazione dispiace molto, anche se certi toni scandalistici sono decisamente inopportuni – l’ha detto chiaramente pure quando Varriale, dopo l’amichevole degli azzurri contro San Marino, l’ha pungolato dagli studi di Rai Sport: il Napoli è tuttora in silenzio stampa e loro non possono ancora dire nulla al riguardo.

Non sappiamo se questo chiarimento arriverà dunque, ma in realtà non sappiamo bene neanche cosa ci sia da chiarire. Come la Roma perse uno scudetto contro il Lecce retrocesso, il Napoli ha perso la Champions incappando in un Verona in vacanza: è lo sport, ci sta. Punto. C’è rammarico ma c’è ben poco da dire.

Non sappiamo se ci saranno delle “scuse” (pure se i calciatori del Napoli dovrebbero scusarsi prima con loro stessi), ma in realtà manco ci interessa, perché non sarebbe quello ad addolcire la pillola, non sarebbe quello a farci tornare in Champions League e non sarebbe quello a permetterci di ripartire (anche a livello societario) con un’altra disponibilità ed un altro entusiasmo.

Pensiamo piuttosto che non abbia più senso oggi, che il campionato è finito e che Gattuso se n’è andato, proseguire questo silenzio stampa, questo sì. Ma pensiamo pure che la società debba rispondere più coi fatti che con le parole, intervenendo per quanto possibile su questi limiti annosi. Come? Non lo sappiamo. Non sappiamo se basta qualche calciatore d’esperienza, non sappiamo se basta Spalletti. Che comunque è un buon inizio, ammesso e non concesso che verrà seguito fino in fondo.

Quello che è certo è che la caccia all’uomo è inutile. E pure un po’ ridicola.

ilnapolista © riproduzione riservata