Non ha mai avuto una vera chance in Nazionale, ora c’è un ct che punta davvero su di lui. È un giocatore che ha bisogno di fiducia e adesso ce l’ha
Nella tradizione italiana, il 10 della Nazionale generalmente non è un giocatore che ha qualcosa da dimostrare. Il leader tecnico, universalmente riconosciuto in questo numero di maglia, ha una fama che lo precede quando poi c’è da scendere in campo. Stavolta però è diverso. Non ci sono molti dubbi sulle qualità di Lorenzo Insigne e su come effettivamente sia il giocatore più talentuoso della spedizione degli azzurri agli Europei. Ma finora non ha mai avuto una vera occasione con l’Italia di dimostrare di avere quello spessore tale da saper gestire certe responsabilità.
Il suo trascorso in Nazionale ha avuto davvero poche luci. Ha segnato alla seconda presenza, in amichevole contro l’Argentina proprio a Roma, nel 2013. Ha partecipato ai Mondiali 2014 giocando soltanto uno spezzone di partita contro la Costa Rica sotto la gestione Prandelli. Antonio Conte invece lo considera poco per questioni di carattere tattico, poi se lo porta agli Europei del 2016: anche in questo caso, solo frammenti di gara e uno dei rigori segnati nella serie contro la Germania, anche se a passare saranno i tedeschi. Nel 2017 con Ventura diventa il numero 10, gioca con maggiore continuità ma non è ritenuto un inamovibile. Tanto che non scenderà in campo nel ritorno dei playoff con la Svezia, quello 0-0 di San Siro che costerà l’esclusione della Nazionale ai Mondiali di Russia. Roberto Mancini ha capito invece il tipo di approccio da avere per farlo rendere al meglio: la fiducia. Lo ha messo al centro del suo progetto tecnico e Insigne in più di un’occasione ha regalato prestazioni di altissimo livello. Una formula che ha sempre funzionato anche nel Napoli, non a caso.
È chiaro che le qualificazioni ai Mondiali e la Nations League non sono al livello degli Europei. L’importanza delle gare è molto più grande e con meno margine di errore. Il suo momento, dunque, è arrivato. A 30 anni appena compiuti, nel pieno della maturità caratteriale e calcistica, ha delle aspettative da non deludere. Specialmente dopo il suo miglior campionato sul piano realizzativo. È diventato riconosciuto e riconoscibile. Quando a Calhanoglu è stato chiesto di individuare i singoli più preminenti dell’Italia, nella conferenza stampa della vigilia, ha risposto “C’è Insigne e anche degli ottimi difensori” per poi allargarsi al resto della rosa.
Questa prova inerisce anche alla valutazione del suo apporto nella squadra in cui gioca. La critica spesso ha giustificato la sua leadership nel Napoli per la mancanza di alternativa e per un generale abbassamento del livello della squadra, che ne ha favorito l’imposizione. L’Italia si sta approcciando a questa competizione come una delle favorite, lo sta facendo con una striscia di 27 risultati utili consecutivi che ne legittimano lo status. In questo contesto, Insigne dovrà essere in grado di emergere con le sue giocate, dall’assist al gol, dall’impostazione alla finalizzazione. Doti che ha dimostrato di avere, anche se con qualche passaggio a vuoto, in parte naturale. In un torneo dove però non bisogna perdere mai è necessario che sappia essere sempre risolutivo. È necessario, insomma, che faccia quel salto in avanti: da buon giocatore a qualcosa in più, se ce l’ha per davvero.